Politica

La rivolta popolare di Pratobello (Nu) del giugno 1969

PratobelloSono trascorsi più di quarant’anni dalla rivolta popolare di Pratobello (Orgosolo, in Provincia di Nuoro).

Sono trascorsi più di quarant’anni dalla rivolta popolare di Pratobello (Orgosolo, in Provincia di Nuoro), cominciata non appena si seppe che il Ministero della Difesa aveva elaborato un progetto per  la realizzazione di un Poligono permanente per Reparti dell’Esercito Italiano, a causa dell’ indisponibilità di quello di Capo Teulada ormai a disposizione della Nato, situandolo in aree tradizionalmente destinate per il pascolo delle greggi dopo la transumanza in inverno nel Campidano. Alla decisione del Governo seguì, dal 18 giugno 1969, la mobilitazione della popolazione dei comprensori di Orgosolo, Fonni e Mamoiada. Ci fu anche  una grande battaglia combattuta in Parlamento condotta dall’Onorevole Ignazio Pirastu a sostegno dell’inopportunità di tale istallazione. Tutto ebbe inizio, come raccontato da Pirastu, quando sui muri di Orgosolo apparvero i manifesti della Brigata di Fanteria “Trieste” che imponevano ai pastori e ai braccianti agricoli di abbandonare la zona e trasferire il bestiame altrove; Pirastu parlava ancora dei ragazzi del Circolo giovanile di  Orgosolo che con i volantini ciclostilati informavano  la popolazione e organizzavano la prima assemblea. Donne,uomini e bambini incontrarono i Militari senza intenzioni violente; non si verificò alcun episodio contrario alla Legge, anche per il più che corretto comportamento dei Militari e delle Forze dell’Ordine. Il 26 giugno la  notizia della vittoria, il  poligono di tiro non sarebbe stato più permanente ma attivo solo per due mesi. Deceduto a novant’anni nell’estate di due anni fa, Ignazio Pirastu, autorevole e colto Parlamentare del PCI per più legislature,  nel 1972 venne eletto al Senato della Repubblica  diventando  Vicepresidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sui fenomeni della Criminalità in Sardegna istituita per lo studio delle cause che avevano portato  a una vistosa recrudescenza dei sequestri di persona e di fatti criminali di grande allarme sociale; fu anche Vice Presidente della Commissione Difesa. Ancora oggi i suoi documenti rappresentano una pietra miliare per lo studio della realtà sociale dell’Isola e del brigantaggio al cui fenomeno dedicò anche l’interessantissimo saggio “IL BANDITISMO IN SARDEGNA”, pubblicato dagli Editori Riuniti. Ora,  una nota sull’intervento dei molti contingenti di Carabinieri e Polizia che confluirono nel nuorese da varie parti d’Italia per fronteggiare quelle delicate situazioni di Ordine Pubblico, così come raccontate da un Sottotenente di complemento del Battaglione CC. di Roma che partecipò alla missione, oggi affermato Avvocato. “”Dopo la traversata in nave, con partenza dal Porto di Civitavecchia, con camion e tutto il supporto logistico, costituito da tende e cucine da campo,”sbarcammo” ad Olbia, per proseguire verso l’interno dell’Isola, appunto nel nuorese. Ci “attendammo”; furono istituiti i turni di guardia; predisposta la cucina da Campo; le “latrine”, anch’esse ovviamente da campo; la tenda infermeria, come quelle adibite a ufficio, armeria,magazzino. Ci fu rapporto ufficiali il primo giorno presso il Comando del Gruppo Carabinieri di Nuoro, alla presenza dello stesso Comandante della Legione di Cagliari, il Colonnello Carlo Terenziani, cui parteciparono sia ufficiali della linea Territoriale, sia di quella Mobile (la nostra) di rinforzo. Alla domanda posta a un Capitano del 1° Reparto Celere di Roma che conoscevo, circa l’alloggiamento dei suoi Agenti, appresi che i Reparti di Polizia venuti da “fuori” erano tutti in albergo, mentre i “Romani ” addirittura presso il centrale Hotel Agip di Nuoro, vitto compreso! Ci scherzammo su, con la solita storia che il Ministero dell’ Interno privilegiava i “suoi” figli, e così iniziammo il nostro servizio che consisteva nel “cinturare” il Poligono, a prima mattina, per evitare che qualcuno potesse “trafilare”all’interno con conseguenti pericoli. Da “guide indiane”, dal sito di concentramento sino ai punti da vigilare, raggiungibili a piedi data l’impervieta’ dei luoghi, fungevano Appuntati e Sottufficiali, tutti ovviamente sardi, delle Stazioni Carabinieri contermini, profondi conoscitori d’area, dalla cadenza tipicamente isolana e dal viso spesso segaligno e cotto dal sole. Gente forte e adusa alle lunghe perlustrazioni , anche notturne; una gran lezione! Il pranzo , nei primi giorni, era al “sacco”,  con  ricorso alla mitica “Razione K”. Stabiliti i turni, incardinato il servizio, nei giorni successivi fu consentito il rientro al Campo per “il rancio”, constatando che la cucina da campo funzionava egregiamente. Tutto questo dispositivo durò circa due mesi. Ci fu anche la presenza, in visita ispettiva, del Comandante della XI^ Brigata “Meccanizzata”, il  Generale Gennaro Piccinni Leopardi (gia’ Paracadutista ad El Alamein), come anche quella del Comandante Generale dell’ARMA, il Generale di C. d’ A. Luigi Forlenza, che espresse parole di compiacimento per come erano stati organizzati i servizi. Ma quel che è più interessante è il risvolto umano di tutta quella attività, come ci tiene a precisare l’Avvocato già Tenente, che parla della storia di una lotta pacifica condotta da persone civili e consapevoli,  che volevano dialogare con i Militari e soprattutto con le Forze dell’Ordine per raccontare il proprio dissenso e la propria paura per un futuro incerto qualora il poligono fosse divenuto permanente; persone che chiedevano allo Stato “aiuto, concimi e non proiettili”; sì comprese bene che era gente di grande dignità e non banditi, come spesso avventatamente nel tempo riportato da taluni giornali che,  generalizzando, facevano riferimento al fatto che l’orgolese (nativo di Orgosolo) Graziano Mesina e i suoi complici occupavano, da tempo, le cronache dei giornali e dei telegiornali per le loro imprese criminali e soprattutto per i sequestri di persona””.

 

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