Tratta di esseri umani dall’Argentina verso l’Italia. 11 arresti – VIDEO

Dopo l’intervento, trasferiti in Italia e avviati alla prostituzione transessuale

Frascati, 19 marzo –   Circa 100 Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati e dell’Arma Territoriale, hanno eseguito oggi a Roma ed Ascoli Piceno, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 11 persone, ritenuti responsabili a vario titolo, della costituzione di un’organizzazione criminale  –  con carattere di transnazionale –  dedita  alla ‘tratta di esseri umani, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti’.

La complessa indagine è stata avviata a seguito della denuncia presentata da un giovane argentino, inserito nell’ambiente della prostituzione transessuale del litorale sud di Roma.

L’intensa e delicata attività investigativa costituita dalle  riservatissime escussioni di testimoni con   pedinamenti,  ha consentito di accertare l’esistenza di un’organizzazione criminale, operante  da almeno un decennio,  che provvedeva a far entrare in Italia transessuali argentini per poi inserirli nel mondo della  prostituzione,  mantenendoli in una situazione di totale assoggettamento al capo e promotore, chiamato “Mamà”.

I capi dell’organizzazione, attraverso i loro affiliati, nei villaggi argentini, reclutavano ragazzi che trasferivano  a Buenos Aires ove venivano alloggiati in un noto albergo nel quartiere Palermo, idoneo a ricevere contemporaneamente 30-40 futuri transessuali. I ragazzi venivano sottoposti a pesanti cure ormonali e quindi, con la complicità di alcuni medici compiacenti, sottoposti ad interventi di chirurgia plastica.

Terminato il processo di trasformazione, i giovani venivano avviati alla prostituzione in Argentina. Subivano poi una selezione ed i prescelti venivano inviati in Italia  con la cosiddetta ‘borsa di viaggio,  costituita da un falso passaporto, un biglietto aereo di sola andata, i recapiti necessari una volta giunti a destinazione e un anticipo per le prime spese. Solitamente, i giovani transessuali effettuavano una prima sosta a Parigi e poi da lì, in aereo o in treno,  raggiungevano l’Italia ove trovavano ad aspettarli il “referente” di zona il quale,  dopo averli privati del ‘passaporto’ e del denaro per garantirsi la loro permanenza ed il totale assoggettamento,  li smistava per la prostituzione fra la Capitale ed il litorale romano.

Le indagini hanno permesso di accertare l’esistenza di un vincolo indissolubile tra gli affiliati e le vittime che erano privati della libertà e che venivano avviati alla prostituzione attraverso continue riunioni nelle quali i referenti di zona dettavano gli ordini, indicavano gli orari di lavoro e quanto ogni singolo transessuale doveva guadagnare e consegnare ai sodali. Disobbedire significava subire dure violenze fisiche e psicologiche, tanto che è stata fatta così luce  sul suicidio di un giovane transessuale il quale, in pieno tracollo psicologico, si è lanciato dall’appartamento ove viveva in Pomezia.

I giovani venivano anche avviati al consumo di cocaina, della quale venivano dotati per consumarla con i loro clienti.

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