Imprenditore 72enne picchia la dipendente. Rifiutava aiutarlo in pratiche di sesso estremo

Arrestato

Roma, 20 dicembre – Il bisogno di lavorare per far crescere suo figlio l’ha aiutata a sopportare le pesanti violenze psicologiche a cui la sottoponeva il suo datore di lavoro da più di un anno.

Le sofferenze di una 40enne romana sono iniziate alla fine del 2014, poco tempo dopo aver iniziato un nuovo lavoro in un esercizio commerciale nella periferia est della capitale.

Il titolare dell’impresa, con varie scuse, faceva in modo di far arrivare al lavoro la sua “vittima” prima degli altri dipendenti ed approfittava di quei momenti per porre alla donna delle domande sulla sua vita sessuale. Per niente scoraggiato dall’atteggiamento di chiusura della donna, l’uomo ha iniziato a chiedere esplicitamente alla dipendente di aiutarlo in pratiche estreme di autoerotismo. Al rifiuto della stessa l’uomo compiva da solo la pratica sessuale nella stanza vicina, così da costringerla comunque a sentire quello che stava facendo, ponendola quindi in una grave situazione di disagio.

L’escalation della perversione di B.G., queste le iniziali del 72enne, ha avuto il suo culmine circa un mese fa, questa volta l’uomo è passato dalla violenza psicologica a quella fisica; all’ennesimo rifiuto di essere aiutato nella sodomizzazione ha chiuso la donna in uno stanzino e, quando la donna si è messa ad urlare, l’ha colpita al petto con un mattarello minacciando di uccidere lei e suo figlio.

La donna, subito dopo essere uscita dal magazzino dove era stata rinchiusa, si è rivolta alla Polizia di Stato.

Le indagini, condotte dagli investigatori del commissariato, diretto dal dottor Massimiliano Maset, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza che hanno portato all’emissione da parte del Tribunale di Roma di una misura cautelare –arresti domiciliari- nei confronti di B.G., misura eseguita dagli stessi Agenti.

Gli investigatori stanno ora scavando nel recente passato dell’attività gestita da B.G. . L’ipotesi è che le violenze sopra descritte non siano un caso isolato e che dietro al continuo “ricambio” di personale femminile nell’azienda si nascondano altri casi di violenze psicologiche.

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