Riciclaggio di denaro sporco per circa 18 milioni di euro della comunità cinese, riciclato in Italia e Londra. 20 gli arrestati e 5 con obbligo dimora.

Roma, 30 gennaio 2018 – Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma comandato dal Generale Antonio De Vita, supportati dai Comandi dell’Arma territorialmente competentile province di Roma, Milano, Bari, Vicenza, Pordenone, Viterbo e Campobasso e la collaborazione della Polizia di Londra, danno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia,  che dispone l’arresto di 20 soggetti, tutti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, autoriciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Il provvedimento colpisce  anche ulteriori 5 indagati disponendo
l’obbligo di dimora con contestuale interdizione dall’esercizio di attività professionali o imprenditoriali.
L’indagine in corso, ha avuto origine da quella condotta a carico di un commercialista, originario di Napoli ma da anni residente a Roma, permanentemente a disposizione di esponenti di organizzazioni criminali di tipo camorristico operanti su scala nazionale, favorendone le attività di riciclaggio e reimpiego dei capitali illeciti, arrestato dagli stessi Militari  il 16 novembre 2015 per diversi episodi di trasferimento fraudolento di beni e valori, aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso
Le complesse successive indagini dei Carabinieri,  hanno scoperto l’esistenza di due sodalizi criminali dediti al riciclaggio.
Il primo, vede ai vertici  due imprenditori italiani di Roma, che era già riuscito a riciclare 15 milioni di euro, illegalmente accumulati nella provincia di Milano e derivanti dall’illecita raccolta di profitti conseguiti da appartenenti alla comunità cinese. In particolare, determinate persone giuridiche, dopo aver ricevuto in contanti i capitali illecitamente raccolti dai predetti soggetti cinesi, effettuavano bonifici bancari giustificati da fatture per operazioni in realtà inesistenti, emesse da società riconducibili all’organizzazione. A loro volta, tali società trasferivano il denaro sui conti correnti di una società, con sede a Londra, controllata da prestanomi dei cittadini cinesi che rientravano così, all’estero, in possesso del denaro “ripulito”.
Il secondo sodalizio, anche questo facente capo ad un italiano, imprenditore della provincia di Roma, risulta aver riciclato 3 milioni di euro provenienti dal traffico di sostanze stupefacenti sul territorio della Capitale.
Uno degli arrestati, imprenditore romano operante nel settore del commercio d’auto, già in passato era stato arrestato per operazioni di riciclaggio effettuate a favore del noto Enrico Nicoletti.

 

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