Detenuto in possesso di cellulare, dal carcere impartiva disposizioni ai complici per usura ed estorsioni

Velletri, 24 marzo –  Lo scorso dicembre un commerciante di Velletri, fiorente cittadina vicino Roma, denunciava ai Carabinieri della locale Compagnia comandata dal Capitano Davide Occhiogrosso, di essere ormai allo stremo finanziario.

L’uomo rappresentava che ad aprile, stretto tra la morsa dei debiti e le difficoltà economiche sempre più ingenti, per mantenere in piedi la zoppicante attività, non ottenendo dalle banche il supporto per poter continuare a lavorare, era stato costretto a rivolgersi ad romano 33enne, per ottenere la somma di euro 10.000. L’uomo, però, per il “favore”, chiedeva la restituzione dell’importo con rate mensili applicando tassi usurari di importo elevato. Stante  il particolare critico momento economico per la sua attività commerciale, il denunciante era costretto a sottostare all’imposizione. Con sempre più grandi difficoltà, riusciva a racimolare la cifra da pagare all’usuraio, personaggio già noto alle Forse di Polizia.

In occasione di una rata non pagata, l’uomo venne costretto a cedergli la sua autovettura.

Quando l’usuraio  venne  rinchiuso nel carcere veliterno per pregresse vicende giudiziarie, il malcapitato  “debitore” pensava che tale situazione fosse finita, avendo saldato abbondantemente il debito iniziale.

Invece si presentarono in negozio due soggetti affiliati all’usuraio i quali, perpetuando le intimidazioni e minacce per suo conto, gli chiedevano la continuazione del pagamento dei ratei.

Giunto ormai all’esasperazione ed impossibilitato a fare fronte alle richieste di denaro, la vittima decideva di sporgere denuncia.

L’attività investigativa condotta dal Tenente Anna Schirinzi con i suoi uomini del Nucleo Operativo della Compagnia di Velletri e coordinata dal Procuratore  della Repubblica di Velletri, Dott. Francesco Prete, consentiva nel tempo di pochi mesi, di far emergere un vero e proprio giro di usura e provare il ruolo e la correità tra i tre personaggi. Il capo, nonostante fosse detenuto, dal carcere impartiva ordini ai due componenti della banda di 44 e 25 anni di Velletri i quali  liberi di muoversi sul territorio, con le minacce, si facevano portavoce delle richieste per recuperare le somme di denaro.

Venivano disposte ed eseguite perquisizioni domiciliari in Roma e Velletri ed estese anche ai locali della casa circondariale. Nell’istituto penitenziario di Velletri, con l’ausilio della personale della Polizia Penitenziaria, è stato rinvenuto un telefono cellulare in possesso ed utilizzato da un detenuto per i contatti con l’esterno, su cui verranno svolte indagini per accertarne come sia entrato in carcere rimanendo nella disponibilità del detenuto.

Gli incontestabili elementi raccolti dagli investigatori, hanno consentito alla  Procura di Velletri di richiedere ed ottenere dal Gip l’emissione di  un provvedimento cautelare  nei confronti dei  tre soggetti, ritenuti responsabili dei reati di “usura ed estorsione”, provvedimenti che sono stati eseguiti nella mattinata odierna.

Ancora una volta, la testimonianza dell’efficienza delle Forze dell’Ordine che dovrebbe stimolare i cittadini a denunciare qualsiasi forma di sopruso dovessero subire.

 

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