Il popolo fa sentire la sua voce. Dopo la Romania, anche in Paraguay, assalto e incendio al Parlamento. Morto un manifestante

(Foto Ansa/Epa)

Roma, 01 aprile 2017 – Ancora una  volta, il popolo sovrano, è costretto a far sentire la sua forte voce per evitare gli accordi-imbrogli fra i parlamentari. Dopo che a febbraio il popolo Romeno ha fatto riingoiare al parlamento la legge che avrebbe salvato i corrotti depenalizzando l’abuso d’ufficio e altri reati di corruzione, ora è la volta del Paraguay.
A Asuncion, la protesta è scoppiata dopo che si è diffusa la notizia che 25 senatori pro governativi e dell’opposizione (anche li esistono i “saltafossi” attaccati alle poltrone!), dopo aver modificato il regolamento che prevedeva una maggioranza di almeno 30 voti, hanno svolto una “sessione parallela” della Camera alta nella quale hanno approvato, all’unanimità, la riforma costituzionale che permette la rielezione di presidenti ed ex presidenti.
Così, nella notte, un gruppo di manifestanti si è radunato dinanzi al parlamento dove, con il lancio di pietre e bottiglie,   hanno sostenuto un violento scontro con la polizia che, con le unità antisommossa,  ha eseguito cariche, facendo uso di idranti e fucili caricati a pallettoni, per cercare di disperdere i manifestanti. 
I rivoltosi, sono comunque riusciti a penetrare nel recinto parlamentare appiccando un incendio.
Il capo del partito liberale all’opposizione, Efrain Alegre, ha detto che un giovane è rimasto ucciso negli scontri, mentre diverse altre persone, tra cui alcuni politici, sono rimaste ferite.
 
C’è da chiedersi: ma se la sovranità appartiene al popolo, per quale motivo per esercitare un diritto sancito da tutte le costituzioni, bisogna arrivare alle rivolte di piazza e quindi alla guerra civile? Le rivoluzioni del passato con tante teste saltate e poste in essere dal popolo esasperato, non ci hanno insegnato nulla?
Ed ancor di più, personalmente, lo ritengo grave, dover fare queste amare considerazioni dopo aver combattuto per l’applicazione della legge per 45 anni… Ma in Italia, fortunatamente, l’unico nostro grosso problema nazionale  è l’interruzione o la non trasmissione della partita di calcio… quindi, possiamo dormire tutti tranquilli!
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