Dal mondo – Attentati in India e Somalia. Fermento e proteste nel mondo arabo

Roma, 3 gennaio – Lentamente, si stanno smaltendo le code che si erano formate nella giornata di ieri ai tunnel del Frejus e del Monte Bianco al confine con la Francia a seguito dei controlli antiterrorismo attuati dai servizi di sicurezza d’oltralpe per consentire  il rientro dei molti turisti francesi ed emigrati in Francia.

Nel Punjab, un gruppo di terroristi pachistani, ha tentato un attacco alla base aerea indiana di Pathankot, impegnando le forze di sicurezza in un lungo scontro a fuoco, cui hanno seguito alcune esplosioni. Nel conflitto a fuoco, sono rimasti uccisi tre soldati e cinque militanti. Secondo i media locali, le forze speciali sono ancora impegnate nella base alla ricerca di uno o due terroristi.

A Mogadiscio, capitale della Somalia, un apparente uomo d’affari, è entrato nel Village Restaurant  e, subito dopo, ha fatto esplodere il giubotto esplosivo che indossava, saltando in aria e uccidendo almeno tre avventori. Secondo le autorità, l’attentato è opera degli integralisti islamici al-Shabaab. È questo il terzo attentato consumato in pochi giorni in danno di un ristorante a Mogadiscio.

In Iran, dopo la notizia dell’esecuzione capitale dell’Imam sciita, Nimr al Nimr con le minacce del ministero degli esteri iraniano  “l’Arabia Saudita pagherà a caro prezzo l’esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr“, dalle parole si è passati  ai fatti.

Nel nord dell’Iran, a Mashaad, c’è stato un primo attacco al consolato saudita. Sul web circolano le immagini di dimostranti che scalano la recinzione che protegge il consolato, impossessandosi della bandiera saudita ma si vedono anche le fiamme divampare dal consolato.

Poco dopo, a Teheran, l’ambasciata saudita è stata presa d’assalto da decine di manifestanti i quali hanno lanciato bombe incendiare contro la rappresentanza diplomatica saccheggiandola prima di essere dispersi dalla polizia.

Grande fermento nel mondo arabo, con Paesi schierati pro e contro.

Intanto sia Teheran che Riad hanno convocato i rispettivi ambasciatori per protestare. 

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