Rugby – L’Italia è desta?

L’ex C.T. dell’Inghilterra Woodward non ritiene gli Azzurri di oggi all’altezza del 6 Nazioni

Roma, Sabato 25 Febbraio 2017- Dopo le due sconfitte consecutive dell’Italia nei primi turni del 6 Nazioni 2017, ancora un volta è stata messa in discussione la legittimità della presenza azzurra nell’élite del rugby europeo. L’ultimo a pronunciarsi al riguardo è stato Sir Clive Woodward, che da Commissario tecnico guidò l’Inghilterra alla conquista della Coppa del Mondo in Australia nel 2003, sinora prima e unica vittoria di una squadra dell’emisfero boreale. Una riflessione è perciò d’obbligo in attesa della sfida con gli inglesi domani a Londra.

Tra le argomentazioni addotte dal “perfido albionico”, la mancanza di determinazione dell’Italia, sicura di far ormai parte dei grandi senza il pungolo di rischiare una retrocessione (che non è prevista dalle regole vigenti). In sostanza l’accusa è questa: essere comunque nel rugby che conta, seppur da ultimi fra i primi, ha portato ad un ingiustificato rilassamento, e il nuovo coordinatore O’Shea non sarebbe in grado di gestire il complesso compito affidatogli dalla Federazione Italiana Rugby. E allora si potrebbero ipotizzare scenari nuovi, con aperture alla Georgia, che da anni domina nel Vecchio Continente le competizioni tra gli esclusi, da prima fra gli ultimi.

Sia consentito dissentire, avendo visto da vicino la faccia scura del capitano Sergio Parisse subito dopo la partita contro l’Irlanda. Di appagamento e rassegnazione non c’era traccia. Un gap tecnico ci separa ancora nettamente dalle squadre che dominano il rugby moderno, tutto velocità, agilità e fisicità, in cui trincerarsi in strenue difese sulla linea del Piave non basta. Forse la storica vittoria sul Sudafrica ha lasciato qualche segno, e ha portato gli azzurri negli ultimi mesi ad avere un andamento altalenante (sulle montagne russe, come dice il nostro coach Conor), valicando la vetta e imboccando subito una ripida discesa con tre sonore sconfitte.

Ma i nostri ce la mettono sempre tutta, ed i loro predecessori, i guerrieri degli anni ’90, quel posto se lo sono sudato. E le nazioni emergenti devono fare ancora molta strada per arrivare a certi livelli, in un solo modo: battere i più forti, almeno una volta. L’Italia lo ha fatto in passato, ma non è certo appagata, anche potendo vantare di avere ancora solo tre avversari da provare, prima o poi, a superare (Nuova Zelanda, Australia e Inghilterra).

Perciò la fame è tantissima, e siamo pronti a continuare i giri sulle montagne russe. I nostri giocatori probabilmente sono oggi nello stato d’animo dei francesi della mitica canzone “Bartali” di Paolo Conte, ed è già questa una smentita alle accuse mosse.

Non è poi difficile immaginare l’effetto che le parole di un inglese possano avere sull’orgoglio irlandese di Conor. Magari non sarà domani a Twickenham, ma pensate che gusto se si riuscisse a togliere, un giorno, quel supponente sorrisetto sghembo dal volto di Sir Clive…

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