Rugby

Caso Gagliardini nel rugby. All Blacks battuti dai Lions

rugby sonny bill wilsonRoma, 1 luglio 2017 – Anche il rugby ha i suoi Gagliardini. Ovvero  giocatori che a livello internazionale compromettono la prestazione della propria  squadra con comportamenti inutilmente scorretti che portano alla loro espulsione ed alla sconfitta della loro equipe.

Quattro giorni fa “www.attualità.it” dedicò uno specifico commento alla sconfitta della Nazionale italiana di calcio U21 nella semifinale dei Campionati Europei in Polonia contro la Spagna. Un insuccesso provocato senza dubbio alcuno dal centrocampista azzurro Gagliardini che lasciò l’Italia con un uomo in meno per buona parte della partita.

Oggi un simile avvenimento è accaduto a Wellington in Nuova Zelanda nell’incontro di Rugby fra All Blacks e Lions, seconda partita della serie di incontri previsti fra i Campioni del Mondo neozelandesi e la formazione composta dai migliori giocatori della  Gran Bretagna, vale a dire: Galles, Scozia, Irlanda ed Inghilterra. Un supermatch dunque teletrasmesso in ogni dove sul pianeta.

Sette giorni fa ad Auckland aveva vinto nettamente 30-15  la Nuova Zelanda in virtù di uno straordinario strapotere fisico. Oggi gli All Blacks erano avviati a ripetersi fintanto che dopo 23 minuti del primo tempo il centro trequarti Sonny Bill Wilson ha trovato il modo di farsi espellere   per una spallata irregolare, inferta volontariamente al volto del Lions Williams. Erano 50 anni che in casa la Nuova Zelanda non subiva un’umiliazione simile.  L’uomo in meno alla fine ha fatto la differenza, come racconteremo dopo  aver detto del personaggio Wilson.

Innanzi tutto perché quel Sonny prima del nome Bill Wilson? Perché il nomignolo fa riferimento a Sonny Liston, dominatore della scena mondiale del pugilato dal 1962-64, in virtù di un pugno micidiale. La corona dei pesi massima gliela tolse nel 1964 Cassius Clay (poi Muhamad Ali) per ritiro alla settima ripresa. All’insaputa di Clay sembra accertato che l’esito del match fosse stato concordato fra Sonny Liston (morto poi misteriosamente a 40 anni) e la mafia… 

Il peso massimo statunitense Liston possedeva caratteristiche fisiche assai simili a quelli che hanno convinto il giocatore di rugby Bill Wilson a condurre in parallelo  una carriera pugilistica professionistica a partire dal 2009. Una carriera che accanto al successo rugbystico (Campione del Mondo a Rugby XIII  e Rugby XV e 33 presenze fra gli All Blacks) gli ha permesso di laurearsi sia Campione neozelandese dei Pesi Massimi (2011) che Campione Internazionale WBA nel 2013 battendo il sudafricano Francoise Botha.

Fisicamente Wilson  infatti, incute rispetto: 1,91 m. di statura per 108 kg: bicipiti tatuati da far paura!

Fino al match contro i Lions britannici questa prestanza è stata sempre a servizio della tecnica. Contro gli inglesi il selfcontrol tipico del rugbysta e del pugile è venuto meno. Oppure è scattato qualche cosa di diverso nella mente del giocatore di origine samoana. Sicuramente Sonny mostra una personalità particolare, diversa da quelle corrente fra la gioventù  in Nuova Zelanda.  Il 2009 è l’anno cruciale della sua carriera sportiva e personale: rifiuta una offerta di 6 milioni di Euro l’anno per giocare con il Tolone in Francia (perchè così perderebbe la chance per vestire la maglia All Blacks); diventa pugile professionista ; infine si converte all’Islam; è il primo musulmano ad indossare la casacca nera degli All Blacks.  

La spallata con cui ha colpito al volto il britannico Watson non è stata casuale; è stata portata con una scelta di tempo precisa propria del pugilato. Per farla franca. Ma non è riuscita. L’arbitro francese  Jerome Garces, con l’ausilio determinante della moviola, non ha potuto fare altro che espellerlo direttamente al 24′ del primo tempo.

Anche se con un uomo in meno, tuttavia (così come è stato per l’Italia  U21 di calcio) la Nuova Zelanda è rimasta in partita. Anzi, ad un quarto d’ora dalla fine la squadra di casa era in vantaggio per 21-14  grazie alla sua superiorità fisica. Ma a volte il diavolo fa le pentole non i coperchi, e il mediano di apertura All Blacks spreca (inusitatamente) 3 calci di punizione dal valore di 9 punti e così a tre minuti dalla fine i Lions (con due mete di Vunipola e di Murray, trasformate da Farrell) riescono ad impattare 21-21. Il che sarebbe per i Lions già un grande risultato. Sennonché (dopo aver concesso agli All Blacks la bellezza di 7 penalità consecutive a zero), Graces individua una infrazione neozelandese raramente fischiata (un placcaggio su avversario sollevatosi  da terra  per raccogliere un passaggio troppo alto di un compagno!) e concede ai Lions il piazzato che Farrel trasforma nel 24-21 finale . 

Dopo 47 vittorie consecutive gli All Blacks perdono una partita in casa. Un evento fortuito. Sabato prossimo,  la terza partita dirà la verità.

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