Ciclismo

Ciclismo – Riprendiamoci l’IRIDE. Mondiali di ciclismo su strada professionisti

Roma, 27 settembre 2018 – Domenica prossima, 30 settembre, si disputerà ad Innsbruck in Austria l’85a edizione del Campionato mondiale di ciclismo su strada, ultimo atto che concluderà la kermesse iridata con la prova dei professionisti.
Quest’anno la manifestazione sembra ritornare ad un coefficiente di difficoltà “serio”, da vero mondiale, dopo le esperienze singolari in mezzo al deserto del Qatar ed in qualche circuito che non ha lasciato ricordi significativi.
Senza nulla togliere al protagonista assoluto delle ultime tre edizioni, lo slovacco Peter Sagan, dominatore incontrastato che dal 2015 non si toglie più la maglia iridata con in più altri significativi successi conseguiti, il circuito di Innsbruck ha lasciato impressionati coloro che nell’ultimo anno si sono succeduti alla visione ed alla prova dello stesso.
Il percorso di 258,5 km. avrà un primo tratto di circa 85 km. in linea, poi sei giri di un circuito di 24 km. con una salita chiamata Igls di quasi 8 km. al 5,7% di pendenza, da ripetere quindi sei volte, ed un tratto finale di 31 km. col muro conclusivo, chiamato Gramartboden, di 2,8 km. all’11,5% di pendenza, con una punta del 28%. In una ricognizione fatta lo scorso mese di marzo, la moto che seguiva Nibali, Pellizzotti e De Marchi ha dovuto far scendere il passeggero che era seduto dietro, altrimenti non saliva!
Un percorso senza respiro, che ha fatto scattare subito il paragone col mondiale del 1980 a Sallanches quando trionfò Bernard Hinault, con un dislivello di 4670 mt., quasi un tappone dolomitico.
Ci sarà da verificare se sarà il caso di fare subito una corsa dura da parte della nostra Nazionale, in considerazione del ripetersi, come detto per ben sei volte, della rampa di Igls per poi affrontare a 8 km. dall’arrivo il terribile strappo di Gramartboden quando nelle gambe i corridori avranno già 250 km. e, al di la di questo, capire lo stato di forma del capitano Nibali dopo il rovinoso incidente del Tour e la faticosissima ripresa alla Vuelta di Spagna.
Il Commissario Tecnico Davide Cassani dovrà preparare necessariamente un piano B nell’eventualità che lo “Squalo” non abbia la condizione giusta dopo tutto quello che ha passato quest’estate; Moscon e De Marchi saranno le ulteriori frecce, non trascurando Caruso e Pellizzotti che molto probabilmente faranno da registi in corsa.
Dolorosa la rinuncia a Fabio Aru che si è autoescluso per un deficit significativo di condizione. Quest’anno il sardo non è mai stato competitivo e la Vuelta, corsa senza neanche un sussulto, ne ha certificato la sua insufficienza.
Detto di Sagan che dovrebbe pagare l’estrema durezza del percorso, bisognerà stare attenti a quella vecchia volpe di Valverde, ai francesi Alaphilippe, Bardet e Thibau Pinot, al britannico Yates ed alle mine vaganti colombiane come Uran e Quintana.
Senza fare pronostici, consentiteci solamente un aspetto scaramantico e cioè che nelle nostre 19 vittorie, dal 1927 ad oggi, ben cinque volte gli azzurri hanno trionfato in anni che finiscono col 2, 1932 con Binda, 1972 con Basso, 1982 con Saronni, 1992 con Bugno e 2002 con Cipollini, e quattro volte in anni che finiscono con l’8, tenendo presente che nel ’68 Adorni vinse dieci anni dopo Baldini, con Fondriest nel ’88 vent’anni dopo Adorni, e che quest’anno, 2018, sono dieci anni dall’ultima vittoria di Ballan del 2008…..
Dopo l’incidente del Tour, a più riprese è stato chiesto a Nibali delle sue condizioni, del suo stato di forma, dei dolori alla schiena ed il fuoriclasse siciliano ha risposto: “un atleta vive sempre nel dubbio, attende risposte non domande”, un’affermazione intelligente che rende bene l’idea dello spessore e dell’umiltà del Campione.

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