Cronaca

Depositate le motivazioni della sentenza per l’omicidio di Sarah Scazzi. Scatterà la decorrenza termini?

sarah scazzi 2016Un anno fa, furono confermate le condanne all’ergastolo per la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano.

Taranto, 29 agosto – Il 24 luglio 2015 la sezione distaccata di Taranto della Corte d’Assise d’Appello di Lecce, che celebrava il processo relativo  all’omicidio di Sarah Scazzi la 15enne di Avetrana uccisa e gettata in un pozzo il 26 agosto del 2010,   collegio presieduto dal giudice Patrizia Sinisi (a latere Susanna De Felice e sei giudici popolari), emetteva la sentenza con la quale confermava la condanna di primo grado all’ergastolo per Cosima Serrano e Sabrina Misseri per “omicidio volontario e sequestro di persona”.

A distanza di 13 mesi dal verdetto,  esposte in 1277 pagine, sono state depositate le motivazioni della sentenza.

Ora, con l’avvicinarsi del termine dei sei anni di custodia cautelare preventiva, gli avvocati difensori  l’avvocato Nicola Marseglia, che insieme all’avv. Franco Coppi,  difendono le due donne, madre e figlia, rispettivamente zia e cugina della vittima, si preparano a dare battaglia.

“Il 15 ottobre prossimo scadrà il termine di sei anni dall’arresto della mia assistita, ma non c’è alcun automatismo in merito alla scarcerazione. È tutto molto opinabile” dichiara all’ANSA l’avvocato Nicola Marseglia. “Nel corso dei processi di primo e secondo grado – continua l’avvocato Marseglia – sono intervenute delle ordinanze di sospensione dei termini di custodia cautelare preventiva fino al dicembre 2017. L’idea che siano comunque maturati prima della chiusura definitiva del procedimento i termini di 6 anni, come previsto dall’articolo 303 del codice di procedura penale, apre uno scenario controverso”.

Da un lato, fa rilevare il legale di Sabrina Misseri, “si tende a ritenere, in mancanza di una sentenza definitiva, il termine di sei anni assoluto e non suscettibile di proroghe. Dall’altro la stessa legge abilita il giudice a sospendere i termini di custodia per la complessità del dibattimento. Questo potrebbe aprire la strada a futuri contrasti sull’interpretazione della norma, ma è un discorso che affronteremo quando sarà il momento”.

Questo, consentirebbe alle due imputate, condannate in primo e secondo grado per omicidio, di attendere in stato di libertà,  l’ultimo atto del processo in Cassazione.

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