“Il derby è sempre da tripla”

Il doppio ex di Lazio e Roma, Michele De Nadai, ci parla della prossima stracittadina della Capitale.

Roma, 23 gennaio – Anche se è nato a Milano e calcisticamente è cresciuto nel Milan, Michele De Nadai è stato uno dei protagonisti del calcio romano di fine anni ’70-inizio anni ’80. Prima con la Roma (con cui ha giocato 4 stagioni, dal 1977 al 1981) poi con la Lazio, alla quale è passato nell’estate dell’81 per restarvi fino all’83. Due sole stagioni, vissute in Serie B e chiuse con la promozione in A dei biancocelesti.

“Infatti con la Lazio non ho mai giocato un derby, mentre con la Roma ne ho disputati 6, con un bilancio in perfetta parità: 1 vittoria, 1 sconfitta e 4 pareggi” ci dice.

Quali sono, dunque, i suoi ricordi più belli e più brutti della stracittadina capitolina, vissuta solo in giallorosso?

“Il più bello è legato a quella che abbiamo vinto per 2-1 con il gol di Giovannelli negli ultimi minuti sotto la Sud e una gioia sfrenata di tutti noi nel post partita, con tutti i festeggiamenti che ne seguirono. Il più brutto è la tragedia della morte del tifoso laziale Vincenzo Paparelli, il 28 ottobre 1979. Un giorno orribile per tutti, con noi che lo dovemmo vivere dal campo. Poi anche il derby nel quale mi infortunai alla caviglia per un’entrata di Pighin, che mi costrinse ad uscire in barella e a restare quaranta giorni ingessato”.

Ai suoi tempi le due squadre gravitavano nella media-bassa classifica. Oggi lottano per i primi quattro posti. Quale delle due vede favorita per il derby di domenica prossima?

“Nessuna perché il derby è sempre il derby. Al di là del momento e dello stato di forma che ognuna delle due squadre sta vivendo. E’ una gara particolare, nella quale può capitare sempre di tutto e che sfugge ad ogni pronostico. La Lazio è al settimo cielo, fa record su record, ma il derby è sempre da tripla. Vincerlo dà comunque una carica enorme”.

Come vivevi la settimana di vigilia quando giocavi nella Roma?

“Lo sentivo moltissimo e anche se venivo da Milano avevo subito capito che per i tifosi era la partita più importante della stagione. Loro ci mettono sempre tanta passione e restano molto affezionati ai giocatori che hanno indossato la maglia della loro squadra. Ancora oggi i romanisti che mi riconoscono mi salutano sempre con molto affetto e gliene sono grato. A Milano e Torino non è così. Con qualche eccezione, forse, per i tifosi del Toro”.

 

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