Europa League. La Roma di Pallotta finisce qui

Il Siviglia batte 2-0 la Roma e la elimina dall’Europa League. Intanto si fanno i piani per la Roma di Friedkin che verrà.

Roma, 6 agosto 2020 – Addio sogni di gloria. La Roma perde 2-0 contro il Siviglia ed esce dall’Europa League, che aveva timidamente pensato di provare a vincere. Il campo l’ha riportata alla dura realtà, che parla di un Siviglia più forte dei giallorossi, penalizzati anche dalla papera del portiere Pau Lopez sul gol dell’1-0 di Reguilon al 22’. Gli spagnoli raddoppiano al 44’ con En-Nesyri e la gara finisce lì. La Roma non tira mai in porta perché la difesa del Siviglia è forte (la migliore della Liga) e viene eliminata.

Il giorno in cui si è ufficialmente conclusa la stagione della Roma si era aperto con l’acquisto della società da parte di Dan Friedkin per una cifra vicina ai 600 milioni. Neanche tanti per uno che vanta un patrimonio personale di 4,2 miliardi di dollari e che è a capo di un gruppo (The Friedkin Group) che ha un giro di affari di 9 miliardi di dollari. A guidare il club, secondo le indiscrezioni di queste ore, non sarà lui ma uno dei suoi quattro figli, Ryan, un trentenne che si è innamorato della Capitale e della squadra. Se sono rose fioriranno.

Da loro i tifosi si attendono un modo di operare ben diverso da quello di Pallotta, che sulle cessioni dei campioni ha fondato il bilancio e che, così facendo, anno dopo anno ha smantellato una squadra che poteva diventare fortissima.

Un errore che Friedkin non dovrà fare, perché per vincere servono i grandi giocatori. Quelli che il nuovo proprietario dovrà comprare, non vendere. Sembra, si dice, pare che sarà così. Dunque Zaniolo e Pellegrini dovrebbero diventare intoccabili e se così sarà Fonseca (nella foto) potrà fondare su di loro la Roma che verrà. Perché lui, da canto suo, ha già detto che questa squadra, nella quale giocano già tanti giovani molto forti, ha solo bisogno di continuità per diventare vincente. E di due o tre innesti giusti, aggiungiamo noi, che la rinforzino nei punti deboli.

Come, ad esempio, riprendere Smalling o trovare un centrale forte come lui. Acquistare una punta forte che possa affiancare Dzeko o, nel caso, fargli tirare il fiato quando serve senza penalizzare la squadra. Trovare un portiere ben più affidabile di Pau Lopez.

Compiti che toccheranno al nuovo Ds, ruolo per il quale si parla dei ritorni di Sabatini, di Pradé o di Petrachi.

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