Calcio

Coppa Italia. Calcio e pepe

Ottavi e polemiche del secondo torneo nazionale.

Roma, 16 gennaio – Più che un Paese di santi, poeti e navigatori l’Italia è diventata un Paese di scontenti, astiosi e polemici. Se uno dice bianco l’altro dice nero e non ci si trova più d’accordo su niente, così sprofondiamo sempre di più nella crisi. E’ così nella politica, figuriamoci nel calcio, con gli ottavi di Coppa Italia che hanno scatenato di nuovo gli animi. A Firenze la Fiorentina ha eliminato l’Atalanta battendola 2-1 ma a far notizia non è stata la sua notevole impresa sportiva, bensì i reiterati cori contro Gasperini, che il pubblico viola ha chiamato più volte “figlio di puttana”. La sua risposta è arrivata nel post partita, quando ha ricordato a chi lo aveva offeso che sua madre ha combattuto per permettere a quei “deficienti” di insultarlo così e che i figli di puttana erano loro. A Roma la Lazio ha vinto 4-0 contro la Cremonese costringendo (per sorteggio) l’altra squadra della Capitale, la Roma, a giocare in trasferta a Parma (dove ha vinto 2-0 con doppietta di Pellegrini) nonostante avesse anche lei il diritto di fare il suo ottavo in casa. E i maligni dicono che il potente presidente laziale Lotito, che in Lega conta eccome, si è acchittato anche stavolta le cose. Tanto più che nei quarti di finale la sua Lazio giocherà per prima, a Napoli, martedì 21, mentre la Roma scenderà in campo a Torino, contro la Juventus, il giorno dopo, mercoledì 22. E dato che domenica 26 ci sarà il derby avrà un giorno in meno di riposo rispetto alla Lazio. Apriti cielo! (gli altri due quarti saranno Milan-Torino il 26 gennaio e Fiorentina-Inter il 29).

Calcio e pepe, insomma. Sempre e comunque, perché l’Italia e gli italiani vivono ormai di polemiche, spesso stupide e inutili, se non dannose, che continuano a mettere gli uni contro gli altri prima sui campi di gioco e poi su quelli della politica, che ricorre sempre di più a paragoni calcistici per spiegare le cose a elettori sempre più social e meno lettori. Un clima troppo velenoso che impedisce a tutti di remare insieme per uscire dalle secche della crisi nella quale siamo finiti. Anche per questo siamo l’unico Paese d’Europa a non aver agganciato la ripresa. Avvolti su noi stessi, scontrosi con tutti, più egoisti che mai. Pronti a difendere faziosamente il proprio orticello di tifo o ideologico perdendo quell’obiettività che dovrebbe sempre guidarci, a vedere l’avversario (politico o calcistico) come un nemico da distruggere e non come un rivale da sconfiggere secondo le regole. Se non c’è polemica non c’è audience né spettacolo, anche se, sinceramente, questo modo di pensare ci ha scocciato e di esso, oramai, faremmo volentieri a meno.

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