Calcio

Calcio. Un addio, tanti colpevoli

Il commovente addio di De Rossi e Ranieri, la contestazione di un popolo a chi lo ha voluto mandare via.

Roma, 26 maggio – E anche De Rossi ha salutato la Roma e i suoi tifosi. Suoi, questa sera, contro il Parma, battuto 2-1 con gol di Pellegrini, Gervihno e Perotti, più che della squadra. Suoi perché lui è uno di loro che è sceso in campo 616 volte totali con la maglia che adorano (63 i gol, 54 gli assist). Suoi perché sono ormai irrimediabilmente lontani da una società nella quale non si riconoscono e che disconoscono proprio perché è questa che ha voluto allontanarli da se. Una società con un presidente in America, un’anima oscura a Londra e molte teste poco pensanti a Roma. Quelle che dovrebbero consigliare meglio il presidente lontano e che, a loro volta, sono consigliate male da chi pensa più al Tamigi che al Tevere, perché fa più chic. O snob. Lo stesso snobismo con cui chi sta al di là della Manica ha sempre guardato ai sentimenti del popolo romano e romanista, del quale non ha mai capito nulla. Un popolo che con l’addio al suo capitano (due anni dopo quello a Totti) ha rotto con questa dirigenza che non vuole più, come ha fatto capire in ogni parte del mondo negli ultimi giorni. Daniele De Rossi, DDR, la romanità in campo. Quella che i dirigenti di oggi non vogliono più perché non sono romanisti come erano Dino Viola e Franco Sensi. O come è Claudio Ranieri, acclamato dalla gente al punto di spingerlo alle lacrime. Lui, romanista dentro come loro. Meraviglioso il suo abbraccio con De Rossi all’81’, appena sostituito. Sarà molto difficile, per chi comanda oggi, recuperare il rapporto con questi tifosi meravigliosi ma troppo delusi da otto anni di nulla. Il calcio è passione, se la uccidi e tratti i tifosi da clienti poi quelli si stancano e ti mandano a quel paese e all’aria il business.

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