Calcio

Calcio. Alla Roma dell’Est

Nonostante la proprietà americana sta nascendo una Roma d’oltrecortina

Roma, 19 settembre 2020 – Il mercato della Roma ricorda sempre di più la famosa Fiera dell’Est della canzone di Angelo Branduardi. In difesa è già arrivato Kumbulla, che è nato in Italia ma da genitori albanesi e che, per questo, ha scelto di giocare con l’Albania. Sulla trequarti è stato riscattato e portato a titolo definitivo nella Capitale il talentuoso ed esperto Mkhitaryan, un armeno giramondo innamorato dell’Italia. In attacco, nel momento in cui stiamo scrivendo, ci sono il bosniaco Dzeko sul piede di partenza (con destinazione Juve) e il polacco Milik, dato in dirittura d’arrivo per sostituirlo. Se così sarà nascerà una Roma dell’Est, ma con la proprietà e la presidenza americana, che stasera esordirà alla guida del club nella trasferta di Verona con la speranza di fare meglio delle due precedenti presidenze a stelle e strisce (sconfitta casalinga con il Cagliari per DiBenedetto e pari a Catania per Pallotta). Se fossimo ancora ai tempi della guerra fredda, viste le mosse sul mercato succitate, la Roma di Friedkin avrebbe potuto recitare un diplomatico ruolo da paciere tra gli Stati Uniti della famiglia che ora possiede il club e la vecchia Unione Sovietica che dominava sul blocco orientale d’oltrecortina, del quale facevano parte anche l’Albania, l’Armenia (che era una delle repubbliche della vecchia URSS) e la Polonia. Ma da quei tempi sono già passati molti anni e ai tifosi giallorossi interessa più che la loro squadra sia costruita per vincere (a cominciare dalla difficile trasferta di stasera a Verona) che per mettere la pace nel mondo. A quella ci deve pensare la politica, non lo sport. Anche se in passato, a quest’ultimo, è toccato ricoprire pure questo ruolo.

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