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Racconti di sport. Roma-Milan, la partita del “Barone”

Domani sera, all’Olimpico, si affrontano le due passioni calcistiche italiane del grande Nils Liedholm.

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Roma, 19 dicembre – Roma-Milan è stata, è e sarà per sempre la “partita del Barone”, al secolo Nils Liedholm. Il più celebre, rispettato, amato e indimenticabile dei tanti allenatori e calciatori che nel corso della loro carriera hanno guidato o giocato nelle due squadre.

Rispetto a tutti loro, però, Liedholm ha avuto qualcosa di più per rimanere attaccato ad entrambe, visto che sono state quelle alle quali ha legato la quasi totalità delle sue avventure calcistiche italiane a partire dal 1949, l’anno in cui venne acquistato dal Milan.

“Tranquillo papà, vado in Italia per restarci un anno, massimo due, poi torno”, narra la leggenda,  frase che disse al padre lasciando la natia Svezia. In Italia, invece, rimase per sempre, giocando fino al 1961 solo con il Milan per un totale di 359 partite in A e 81 gol, più un’altra miriade di gare nelle varie coppe e tanti trofei in bacheca, con quel trio svedese, il Gre-No-Li (composto da lui, Green e Nordahl) che faceva impazzire la Milano rossonera.

Sempre nel Milan iniziò ad allenare (fino al 1966), ma la consacrazione in panchina la ebbe proprio nella Roma, alla quale arrivò per la prima volta nel 1973 per poi portarla all’inatteso e meraviglioso terzo posto del campionato 1974-75.

“P.Conti, Peccenini, Rocca, Cordova, Santarini, Batistoni, Negrisolo, Morini, Prati, De Sisti, Penzo” recitava lo speaker dell’Olimpico mentre dagli altoparlanti andavano in onda le note di “Roma, Roma, Roma” appena composta da Venditti e Gepi&Gepi. Una formazione indimenticabile, un inno stupendo che c’è ancora oggi e il “Barone” in panchina, soprannominato così per il suo aplomb britannico e la voglia di sdrammatizzare sempre tutto, con la battuta giusta detta al momento giusto.

Un mito, che lasciò Roma nel ’77 per rispondere al richiamo del “suo” Milan, che portò allo scudetto della stella nel 1979 con un’altra formazione ormai negli annali del nostro calcio: Albertosi, Collovati, Maldera, De Vecchi, Bet, Baresi, Novellino, Buriani, Bigon, Rivera, Chiodi. Ma poi lo lasciò subito dopo per far ritorno nella Capitale, dove ad attenderlo c’era il nuovo presidente giallorosso Dino Viola.

Uno decisissimo in tutto quello che faceva e che condizionò l’acquisto della Roma alla risposta positiva di Liedholm alla sua proposta di allenarla. Viola voleva “il Barone”, questo accettò e nacque la grande Roma degli anni ’80, con Falcao, Di Bartolomei, Pruzzo e B.Conti.

Lo scudetto dell’82-83, la finale persa con il Liverpool il 30 maggio dell’84 e il nuovo ritorno di Liedholm a Milano per far da balia al neo-presidente Berlusconi.

Quindi, dall’87 all’89, la nuova parentesi in giallorosso, che ebbe una piccola aggiunta sul finire della stagione 1996-97, in cui da Direttore Tecnico affiancò Ezio Sella in panchina dopo l’esonero dell’argentino Carlos Bianchi.

Con 324 panchine Nils Liedholm, il mito di due squadre, è ancora oggi l’allenatore con più presenze della storia della Roma, che al Milan è legata anche dal compianto Aldo Maldera, l’altro tecnico che è riuscito a farle vincere uno dei suoi due scudetti del dopoguerra, Fabio Capello, e da uno che ha giocato, vinto e allenato il Milan e che vorrebbe tanto, un giorno, sedersi sulla sua panchina, visto che proprio dalla Roma fu lanciato nel grande calcio: Carlo Ancelotti (nella foto proprio con Liedholm ai tempi della Roma).

Ma, con tutto il rispetto per loro, Liedholm è Liedholm e il Roma-Milan di domani, importantissimo per i giallorossi in corsa per lo scudetto con la solita Juventus (l’avversaria per eccellenza del Barone) e per i rossoneri a caccia del terzo posto, non può altro che essere la sua partita.

Il “giallorossonero” per eccellenza del calcio italiano.

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