Ricordo di Gianni Brera.

Trent'anni senza la prosa di "Gioanbrerafùcarlo"...

Roma, 19 dicembre 2022.

 

“Abatino”, “Bonimba”, “Eupalla”, “Melina”, “Nuvola Rossa”, “Puliciclone”, “Rombo di Tuono”.

Sono solo alcuni neologismi inventati dal più grande giornalista sportivo di sempre, Gioanbrerafùcarlo, al secolo Gianni Brera.

Nel trentennale, oggi, dalla scomparsa ricordiamo Brera in una malefica combinazione con la recente dipartita di un altro grande esponente del giornalismo sportivo come Mario Sconcerti.

Brera è stato geniale, arguto, in un’epoca dove raccontare lo sport aveva il sapore dell’epico, senza inflazioni televisive.

La sua prosa denotava un trasudo culturale di grande spessore, maggiormente evidenziato nella scrittura di libri.

E lo si è maggiormente capito quando negli anni sessanta cominciava, insieme ad altri illustri colleghi, a partecipare ad eventi sportivi come “Il Processo alla tappa” o alla “Domenica Sportiva”.

Specialmente nel calcio era il capostipite e convinto assertore del gioco all’italiana, spiegando, al colto e all’inclita, che era il solo modo di esprimersi per gli eroi della pedata azzurra.

“Abatino” era smaccatamente rivolto a Gianni Rivera, omaggiato di gran talento ma di scarso furore agonistico.

“Bonimba” rivolto a Roberto Boninsegna perché somigliante al nano Bagonghi, acrobata di circo, in quanto col sedere basso che dava la sensazione di esser piccolo di statura.

“Eupalla” era la Divinità protettrice del bel gioco, “Melina” significava il passare del tempo di una squadra che gestiva il possesso palla con continui passaggi tra loro.

“Nuvola Rossa” era il riconoscimento all’umiltà, all’abnegazione, di Felice Gimondi quando a 33 anni trionfò al Giro del 1976, finalmente davanti al Cannibale Merckx.

“Puliciclone” in omaggio alla forza atletica di Paolo Pulici, simbolo dei granata del Torino.

“Rombo di Tuono” è forse il neologismo più famoso di Brera rivolto a Gigi Riva, dopo un Inter-Cagliari dove il Gigi nazionale prese a pallonate, con una doppietta, una roccia come Tarcisio Burgnich.

Un grande giornalista ma forse più un grande scrittore che imparai ad apprezzare in un libro che raccontava, con profonda commozione, la vita di Fausto Coppi mio idolo in età matura.

 

Exit mobile version