Racconti di sport

RACCONTI DI SPORT. SVEDESI DI GHIACCIO … MA NON TROPPO

Superstizioni, vizi e virtù di due simboli dello sport mondiale: Bjorn Borg e Nils Liedholm

Roma, 5 agosto – Ma chi l’ha detto che gli svedesi sono glaciali come la loro terra? Magari tengono dentro le emozioni e non le dimostrano come noi latini, questo sì. Ma in quanto a scaramanzia … Beh, forse sono come noi. Perché come diceva il grande Totò: “Credere alla superstizione è da ignoranti, ma non crederci porta sfortuna!”. E due grandi sportivi svedesi, tra i più grandi di tutti i tempi anche a livello mondiale, gli hanno dato ragione. Conoscete Bjorn Borg e Nils Liedholm? Ebbene, se c’erano due tipi scaramantici al mondo questi sono stati proprio loro. Pensiamo a Borg, ad esempio, numero uno indiscusso del tennis mondiale nella secondo metà degli anni ’70, quando vinse cinque volte di seguito il Torneo di Wimbledon. Narra la leggenda (perché la superstizione spesso si ammanta di leggenda) che ogni volta che arrivava in Inghilterra per giocarlo ripeteva in modo maniacale sempre le stesse cose. Prenotava sempre la stessa stanza di albergo dello stesso albergo e noleggiava sempre la stessa automobile. Si faceva seguire dal suo allenatore e dalla fidanzata, Marianne, che gli preparava la borsa da gioco sempre con lo stesso ordine meticoloso di oggetti. Ogni sera, nella camera del suo allenatore testava le cinquanta racchette che questo portava ogni volta con se per verificare la tensione delle corde e nella sua stanza teneva sempre al minimo la temperatura, perché rallentava i battiti cardiaci. Una volta in campo, poi, si sedeva sempre sulla stessa sedia, portava sempre e solo due asciugamani e non calpestava mai la linea di fondo, perché portava male. Insomma, un autonoma di scaramanzia.

Lo stesso possiamo dire di Nils Liedholm, capitano della Svezia finalista contro il Brasile nei Mondiali casalinghi del 1958 (quelli dell’esplosione di Pelé) e poi grande giocatore del Milan e allenatore, con tanto di scudetto, dello stesso Milan e della Roma. Girava con un cappotto pieno di amuleti, si fidava dei consigli del Mago Maggi di Busto Arsizio, che gli diceva quale numero di maglia dare ai suoi giocatori e non amava i fiori. Tanto per citare quelle più note. Perché poi ne aveva mille altre, ma come tutti gli scaramantici non le rivelava, altrimenti l’effetto positivo della scaramanzia si sarebbe annullato. Seguendo le loro fissazioni sono diventati i più grandi dei rispettivi sport e hanno vinto moltissimo. Poi vai a dire che non ci credi.

 

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