Spettacolo

Accademia di Santa Cecilia – Due orchestre asiatiche

spettacoli accademia giro mondo 3 orchestreMonumentale, eroico, brillante

Roma, 17 settembre – L’interesse era tutto in quel viaggio musicale, accompagnato dai suoni di orchestre sconosciute in Italia e un po’ dovunque, tre orchestre che faranno ascoltare il suono del lontano Oriente. Noi abbiano seguito le prime due, la KBS Symphony Orchestra della Corea del Sud e la Shenzhen Symphony Orchestra, formazione cinese, riportando complessivamente una gradevolissima impressione. La performance della KBS Symphony Orchestra a Roma, prima tappa di una tournée europea, avviene in occasione delle Celebrazioni dell’apertura dell’Istituto Culturale Coreano in Italia. Nata nel lontano 1956 a Seoul come orchestra radiofonica, questa formazione, considerata al top nel suo Paese, per l’alto livello artistico raggiunto, per la collaborazione di celebri direttori che hanno impresso in essa il sigillo della loro arte e dei loro talenti – fra gli altri è stato suo direttore musicale anche Myung-Whun Chung, ben noto a Roma per la lunga permanenza con lo stesso incarico presso l’Orchestra di Santa Cecilia -, si esibisce in almeno cento concerti l’anno. Dal 2014 sul podio della KBS stabilmente c’è Yoel Levi, una delle maggiori bacchette dello star system, per sei anni assistente di Lorin Maazel, già direttore della prestigiosa Cleveland Orchestra. Un mago che riesce in virtù di tenacia e carisma ad ottenere effetti prodigiosi dalle orchestre che cura e che si possono riscontrare in questa formazione coreana. Il pubblico dell’Accademia di Santa Cecilia e i numerosi ospiti stranieri hanno potuto apprezzarne immediatamente l’ottimo livello tecnico, specie nel pezzo di apertura, il Concerto n.21 in do maggiore k 467 di Mozart, affidato alla giovane pianista Yeol Eum Son, amata da Maazel e vincitrice del secondo Premio al Concorso Ciaikovskij di Mosca, che ha saputo trarre dal pianoforte delicatissimi suoni luminosi e liquidi, mentre l’orchestra giocava con la leggerezza che il brano prescrive, con la delicatezza e la trasparenza di un’opera “viennese”, su cui aleggia lo spirito gioioso, senza prospettive drammatiche di Haydn. Nel brano di Anton Bruckner, la Sinfonia n. 3 in re minore, è battezzata “Wagner-Symphony” non solo le citazioni dal “Tristan” e dalla “Walküre” ma per gli immensi sforzi fatti dall’autore di potere accedere alla presenza del divo Wagner, suo idolo. La composizione della Sinfonia tuttavia fu assai travagliata e Bruckner vi mise mano dal 1873 fino al 1889, mantenendo in essa assieme a momenti lirici dell’Andante, alle scintillanti e briose atmosfere dello Scherzo, uno stile monumentale, una intonazione eroica e uno slancio febbrile, uno stile teutonico che l’orchestra della KBS ha sottolineato, specie con la performance degli ottoni tenuti a grande potenza di suono. Alla fine del Concerto, l’Orchestra ha mostrato la propria duttilità in due bis con le travolgenti“Danze ungheresi” di Brahms.

Parla cinese l’orchestra Shenzhen Symphony, giunta a Roma assieme al direttore Lin Daye e alla pianista Zhang Zuo in un programma di grande popolarità e tre brani assai vicini al gusto del pubblico, La Sinfonia dal Barbiere di Siviglia, Il concerto n. 2 in do minore di Rachmaninov e la Suite sinfonica Shéhérazade di Rimski-Korsakov. L’Orchestra sInfonica Shenzhen, fondata con il sostegno del municipio di quella città nel 1982, ha negli anni conquistato un ruolo di primazia fra le formazioni cinesi, per merito sia delle attenzioni di direttori che ne hanno curato la qualità del suono d’insieme, a partire dal Maestro Yao Guan Rong, sia delle tournée che l’ha condotta a confrontarsi con realtà culturali differenti. L’orchestra è stata ospitata oltre che nei Paesi asiatici, anche in varie Nazioni europee, in Sud Africa, negli USA e altrove. A Roma giunge con il Maestro Lin Daye, che è stato un enfant prodige, per diventare oggi una stella di prima grandezza fra i direttori della sua fascia d’età (è nato nel 1980), che ne cura la direzione musicale dal 2008. Giovane ma altrettanto qualificata la brava pianista giunta per il Concerto n.2 di Rachmaninov, Zhang Zuo, brano notissimo che accompagnava le immagini di una sfolgorante Marylin Monroe nel film “Quando la moglie è in vacanza”, pieno di emozione e sentimento. Certo, non tutto riusciva a trapelare nella interpretazione della Zuo, mancava quell’ethos drammatico che si accompagna alle opere per pianoforte di Rachmaninov. Oggi, con le autostrade telematiche messe a disposizione da Internet, è persino agevole ascoltare lo stesso brano eseguito dal compositore e se ne possono rimarcare le distanze chilometriche di interpretazione con quella ascoltata al Parco della Musica. Peraltro anche l’armonia fra podio e strumento sembrava debilitata. Molto meglio l’Orchestra nella brillante Suite sinfonica Shéhérazade di Rimski-Korsakov con gli elementi esotici di ispirazione orientale, all’insegna dei colori e dei ritmi più accesi ombreggiati dalla sinuosa bellezza del tema che racconta la protagonista destinata a intenerire con la sua grazia il cuore del crudele sultano.

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