Racconti di sport

La bandiera Antognoni

Antognoni, uno dei simboli più belli di quel calcio delle bandiere che non c’è più.

Roma, 4 aprile 2023 – Giancarlo Antognoni, 69 anni appena fatti (il 1mo aprile), Campione del Mondo con l’Italia nel 1982 e simbolo per sempre della “sua” Fiorentina e della “sua” Firenze.

Scriviamo “sua” in entrambi i casi perché queste sono diventate nel corso delle 15 stagioni (dal 1972 al 1987) in cui ha giocato in A sempre con la maglia viola addosso.

Anni nei quali Firenze è diventata la sua città d’adozione (lui è nato in Umbria, a Marsciano, provincia di Perugia) e la Fiorentina il suo amore calcistico.

Tanto che non l’ha mai lasciata. Né per la Juventus, né per la Roma, che avrebbero fatto carte false per averlo.

Perché quello di Antognoni era ancora il calcio delle bandiere, nel quale un calciatore poteva anche giocare tutta la vita per la stessa squadra, diventandone il simbolo.

Era il calcio che piaceva a noi, che ti faceva affezionare ai tuoi idoli senza avere la paura di perderli a fine campionato e di doverli sostituire con altri che, poi, avrebbero fatto la stessa fine.

Antognoni della Fiorentina, Riva del Cagliari, Rivera del Milan, Bruno Conti della Roma, Bruscolotti del Napoli, Zoff e gli altri della Juventus, Mazzola dell’Inter e così via.

Che bello che era il calcio delle bandiere, con le sue storie di uomini e campioni che nei tempi moderni sono state rinverdite solo da Paolo Maldini, De Rossi, Totti, Del Piero.

Quel calcio era identificazione, senso di appartenenza, spirito di corpo, umanità. E Antognoni in quel calcio ci stava proprio bene. Anzi, ne era uno degli interpreti migliori.

Con quel suo modo di giocare sempre a testa alta, due piedi eccezionali e un tiro che solo Di Bartolomei gli faceva concorrenza.

Tanto che spesso ci si divertiva a discutere su quale di loro due calciasse più forte.

Antognoni, a Firenze, è come il David di Michelangelo. Un simbolo. Ed anche se abbiamo ancora il rammarico di non averlo visto giocare insieme ai nostri Diba e Bruno, al Bomber e a Falcao, siamo contenti che sia andata così.

Perché i simboli, le bandiere, è giusto che sventolino sempre nello stesso stadio. E quanto ci piacerebbe che ricominciasse ad essere così anche oggi …

Giancarlo Antognoni, un grande campione e una persona perbene.

Come ho avuto modo di constatare quella volta in cui, con il consueto garbo e la solita educazione, ha sopportato le mie domande, finendo anche con lo spiegarmi il calcio come solo un grande come lui poteva fare.

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