Racconti di sport

Il primo squillo di Mennea.

Cinquant'anni fa nasce la "Freccia del Sud".

Roma, 4 settembre 2022.

 

Ottobre 1968: si svolge a Termoli, nel Molise, un raduno sportivo giovanile di atletica leggera.

Una manifestazione, promossa dal quotidiano “Corriere dello Sport”, alla ricerca di giovani talenti da selezionare per le future attività sportive.

La rassegna si rivela antesignana dei “Giochi della gioventù”, ideati nel 1969 dal grande Giulio Onesti presidente del Coni.

Ottobre 1968 è anche il mese della 19° edizione delle Olimpiadi di Città del Messico ed esattamente il giorno 16 è in svolgimento la finale dei 200 mt. piani.

Alcuni giovani atleti di stanza in un albergo di Termoli fanno le ore piccole, a ridosso della mezzanotte per la differenza d’orario con Città del Messico, per godersi la gara.

Tra questi ragazzi c’è un sedicenne, affiliato all’AVIS Barletta, particolarmente interessato alla finale, che si mangia con gli occhi il trionfatore della stessa.

Tommie Smith conquista l’oro con il nuovo record del mondo, 19’’83, ed il giovanotto in questione si chiama Pietro Mennea.

Meno di quattro anni dopo, il 4 settembre 1972 a Monaco di Baviera, Mennea, a vent’anni compiuti da poco, la finale dei 200 mt. piani la corre e conquista una storica medaglia di bronzo.

<Andare sul podio a Monaco è come andare sulla luna>, ripete Pietro mostrando un buon senso non comune per un ragazzo della sua età.

Pietro Mennea arriva a quella finale dopo un buon percorso nei turni preliminari, ma certamente non accreditato per i primi tre posti.

Mennea dà l’impressione di saper gestire la pressione, al cospetto del “mostro” Borzov e dei tre neri americani che non lo degnano di uno sguardo.

Vedremo poi nel prosieguo della carriera di Pietro che non sempre sarà così…

All’allineamento ci sono Borzov in 5° corsia, Larry Black in 1° e Mennea in 2°, che esce dalla curva dei primi cento metri in quinta posizione.

Sembra un testa a testa tra Larry Black e Borzov ma quest’ultimo mette la quinta e trionfa in 20’’00 davanti allo statunitense che ferma il cronometro sul 20’’19.

Pietro sul rettilineo finale rimonta due posizioni e brucia Burton e Chuck Smith salendo sul podio con un ottimo 20’’30.

Da quel momento Pietro Mennea diventa “La freccia del Sud”, il simbolo del progresso sociale del meridione italiano.

Mennea non si culla sugli allori diventa anche il simbolo di una dedizione al lavoro sul campo a dir poco maniacale, aiutato e sostenuto in questo percorso dal suo mentore Carlo Vittori.

La storia dirà che il sodalizio Vittori-Mennea è stato un binomio sportivo incredibile, paragonabile a Coppi con Cavanna il massaggiatore cieco che scoprì le grandi potenzialità dell’Airone.

L’impresa di Mennea, come di tutte le vittorie conseguite fino a quel momento dai vari atleti ai Giochi, è completamente oscurata dal sanguinoso attentato del movimento palestinese “Settembre Nero” che si verifica nei due giorni successivi del 5 e 6 settembre.

Il bilancio del “massacro di Monaco di Baviera” è terribile: 17 morti, 11 atleti israeliani, 5 terroristi, 1 poliziotto tedesco.

Una tragedia che lascia segni indelebili nelle edizioni a seguire dei Giochi, non più considerati come momento di aggregazione festosa tra i popoli a prescindere dagli eventi bellici.

Tornando a Mennea chissà se avrà mai ripensato a quella sera di Termoli considerando che undici anni dopo, nel settembre del 1979, toglierà il primato del mondo col tempo di 19’’72 proprio al suo idolo Tommie Smith…

 

 

 

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