Cronaca

Dopo la mafia a Roma, l’Umbria. 61 arrestati perchè affiliati alla ‘ndrangheta

Oltre 30 milioni il valore dei beni sequestrati

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Perugia, 10 dicembre –  Con l’operazione “Quarto passo”, i Carabinieri del Ros coordinati dalla Procura di Perugia, hanno scardinato una vera e propria “holding criminale” dedita a numerosi reati,

con “diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale” e “saldi collegamenti”  con la cosca calabrese di origine di Farao-Marincola di Cirò (Crotone) e capeggiata da  Natalino Paletta, operante a Perugia e provincia dal  2008, come ha sottolineato  il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.

L’indagine, “ha documentato le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive” svelano gli investigatori. In alcuni casi, gli imprenditori perugini venivano costretti ad emettere false fatture per dissimulare gli illeciti pagamenti o cedere le proprie imprese agli indagati (o a loro prestanome). In altri casi, alcuni imprenditori venivano sostituiti nella gestione dell’azienda dagli affiliati che, dopo aver privato l’azienda delle sue linee di credito, ne provocavano la bancarotta fraudolenta.

Altra modalità operativa, era costituita nell’acquistare materiali edili, che non venivano pagati ma rivenduti a ricettatori calabresi titolari di imprese che li reimpiegavano per costruire edifici e fabbricati in Umbria, Toscana e Calabria.

Un’altra componente del sodalizio, faceva capo a Francesco Pellegrino con il compito di   rubare materiali edili e macchine operatrici nelle Marche, per rivenderle sul mercato legale o a ditte calabresi.

I “considerevoli proventi illeciti” dell’organizzazione criminale “sono stati reimpiegati per acquistare beni immobili ed attività commerciali nel settore dell’intrattenimento e del fotovoltaico, anche intestati a prestanome”, per “dissimulare la reale riconducibilità dei beni alla cosca”, spiegano i Ros.

“Al gruppo – ha detto il procuratore Franco Roberti, illustrando l’operazione –  “in espansione sul territorio, anche nel settore del fotovoltaico e della green economy”, sono stati contestati, in relazione alle responsabilità personali,  i reati di: associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione.

Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Perugia, Roma, Crotone, Cosenza, Arezzo, Siena, Ancona, Macerata, Viterbo, Caserta, Bologna e Varese, nonché in Germania mentre è di 30 milioni il valore dei beni sequestrati.

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