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Amazon-Fisco: maxi-intesa da 723 milioni, l’Italia chiude la controversia

Finisce la controversia Amazon-Italia. Maxi-intesa da 723 milioni: l'ingente cifra definita nell'accordo non deriva da un unico rilievo, ma è la sommatoria della chiusura di distinti dossier aperti nei confronti del colosso americano. L'intesa, frutto delle indagini della Guardia di Finanza, è stata siglata con l'Agenzia delle Entrate italiana.

Accordo Amazon-Fisco: maxi-intesa da 723 milioni. Uno dei giganti globali dell’e-commerce, ha siglato un accordo transattivo con l’Agenzia delle Entrate italiana.  Questa intesa pone fine a un lungo e articolato contenzioso avviato su impulso delle indagini della Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura di Milano, aprendo al contempo una riflessione sul ruolo e sugli obblighi dei marketplace digitali nel panorama tributario nazionale ed europeo. L’ingente cifra definita nell’accordo non deriva da un unico rilievo, ma è la sommatoria della chiusura di distinti dossier aperti nei confronti del colosso americano. L’ammontare è suddiviso in due filoni principali, entrambi cruciali per comprendere l’evoluzione delle strategie di controllo sulle multinazionali del web.

Dai 3 miliardi iniziali ai 723 Milioni: perché l’accordo transattivo conviene allo Stato

La cifra complessiva di 723 milioni di euro rappresenta un punto di equilibrio tra le contestazioni iniziali e la posizione dell’azienda. In fase di indagine, i numeri erano ben più imponenti, con alcune ricostruzioni che arrivavano a ipotizzare un’evasione potenziale vicina ai 3 miliardi di euro tra imposte, interessi e sanzioni. L’accordo transattivo, una prassi comune in complesse vicende fiscali, permette all’azienda di chiudere definitivamente i contenziosi tributari per il periodo in esame, evitando un lungo e incerto percorso giudiziario, e garantisce allo Stato un incasso certo e immediato.

Il dossier più oneroso: IVA marketplace e la responsabilità dei gestori (511 Milioni)

Il nucleo centrale e più oneroso dell’intesa riguarda la presunta responsabilità solidale di Amazon per il mancato versamento dell’IVA da parte di venditori terzi che operano sulla sua piattaforma. Questa somma è legata alla holding lussemburghese del gruppo, attraverso cui viene gestita gran parte del marketplace. La contestazione copre il periodo tra il 2019 e il 2021 e ruota attorno alla normativa europea DAC7, in particolare quella che impone ai gestori di piattaforme digitali la comunicazione di dati specifici sulle transazioni. Tali obblighi sono stati rafforzati proprio per permettere alle autorità fiscali nazionali di tracciare e tassare correttamente le vendite effettuate da soggetti terzi, in particolare quelli stabiliti al di fuori dell’Unione Europea.

Focus su logistica e trasporti: le contestazioni fiscali sulle società italiane (212 Milioni)

Il secondo versante dell’accordo si concentra sulle due società italiane del gruppo: Amazon Logistica S.r.l. e Amazon Italia Transport S.r.l. Questi 212 milioni di euro chiudono accertamenti su profili fiscali e organizzativi più tradizionali, ma calati nel contesto della gig-economy e della logistica avanzata. I rilievi riguardano l’impiego di manodopera e l’organizzazione delle strutture in Italia, con focus sui rapporti tra le società italiane e la casa madre estera, e sulle corrette modalità di tassazione. In sostanza, le indagini hanno esaminato l’organizzazione operativa sul territorio italiano per assicurare che la base imponibile fosse correttamente attribuita.

In conclusione, l’accordo da 723 milioni di euro tra Amazon e l’Agenzia delle Entrate italiana non è solo la chiusura di un lungo contenzioso, ma un segnale forte e chiaro. L’ingente somma definita nell’intesa, composta dalla risoluzione di dossier sul mancato versamento IVA del marketplace (511 milioni) e accertamenti su logistica e trasporti (212 milioni), stabilisce un importante precedente. Questo epilogo consolida l’orientamento delle autorità fiscali verso una maggiore vigilanza sulle multinazionali del web e sui loro modelli operativi complessi. Per lo Stato, si traduce in un incasso certo e immediato; per le Big Tech, in un monito sul crescente obbligo di conformità tributaria nei mercati nazionali ed europei.

Redazione

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