Amazon anti smart working: capofila del lavoro in ufficio
Amazon apripista per la ritirata dallo smart working, con un ritorno in ufficio a tempo pieno

Amazon accelera per la ritirata dallo smart working, con un ritorno in ufficio a tempo pieno: è apripista da gennaio 2025. Il colosso dell’e-commerce ha imposto ai suoi dipendenti aziendali di tornare a lavorare in ufficio per cinque giorni a settimana.
La posizione di Amazon sullo smart working
Il CEO di Amazon, Andy Jassy, ha motivato questa decisione sottolineando l’importanza della presenza fisica per rafforzare la cultura aziendale, facilitare la collaborazione, il brainstorming e l’innovazione. Già da maggio 2023, Amazon aveva implementato una politica ibrida che richiedeva tre giorni in ufficio.
Il contesto italiano
È importante notare che, mentre Amazon adotta questa linea più rigida, il panorama dello smart working in Italia sembra mostrare una tendenza diversa. Alcune fonti indicano che qui lo smart working continua a crescere e che molte grandi aziende non hanno riscontrato cali di produttività significativi con il lavoro da remoto. Tuttavia, è anche vero che la decisione di un colosso come Amazon può indurre altre aziende a riconsiderare le proprie politiche. Alcune aziende hanno sì richiesto una maggiore presenza in ufficio, ma sono considerati casi isolati e si è aperto un dibattito sulla necessità di trovare un modello strutturato e sostenibile per il lavoro agile. La situazione attuale in Italia vede lo smart working ancora ben radicato e in espansione, con stime che prevedono un aumento dei lavoratori agili entro la fine dell’anno.
Le reazioni dei dipendenti
- Malcontento diffuso: Un sondaggio condotto da Blind, una piattaforma per lavoratori verificati, ha mostrato che circa il 91% degli impiegati Amazon intervistati era scontento della nuova politica. Fonte Business Insider.
- Intenzione di cambiare lavoro: Il 73% degli intervistati ha dichiarato di prendere in considerazione la ricerca di un nuovo impiego a causa del mandato di rientro in ufficio. Molti hanno espresso il desiderio di mantenere la flessibilità acquisita.
- Preoccupazioni sull’innovazione e la cultura: Alcuni dipendenti hanno firmato lettere e memorandum interni, sostenendo che una politica così rigida potrebbe in realtà ostacolare l’innovazione e danneggiare la cultura aziendale, anziché rafforzarla. Si teme una perdita di talenti qualificati, in particolare coloro che erano stati assunti con l’aspettativa di una maggiore flessibilità.
- Ipotesi di “licenziamento silenzioso”: Nonostante le smentite di Jassy, alcuni dipendenti e analisti hanno speculato che questa mossa possa essere una strategia per ridurre la forza lavoro senza ricorrere a licenziamenti formali, spingendo coloro che non si adattano al nuovo regime a dimettersi.