20.000 agricoltori protestano contro l’Unione Europea a Bruxelles: “Così l’Europa uccide chi produce cibo”

Trattori in fiamme e scontri nel quartiere europeo: la rabbia contro l'accordo Mercosur e le politiche Green mette all'angolo i leader dell'Unione.

BRUXELLES – Il cuore delle istituzioni europee è rimasto paralizzato per giorni sotto il peso di una rivolta che non accenna a placarsi. Quella che doveva essere una manifestazione di dissenso si è trasformata, lo scorso 18 dicembre, in una vera e propria invasione: 20.000 agricoltori e centinaia di trattori hanno cinto d’assedio Place du Luxembourg e la sede del Consiglio Europeo, proprio mentre i capi di Stato e di governo erano riuniti per l’ultimo summit dell’anno.

La scelta della data non è stata casuale: l’obiettivo era fare pressione diretta sui capi di Stato e di governo impegnati nel vertice, chiedendo una moratoria immediata sugli accordi di libero scambio e maggiori sussidi per il settore. La tensione è esplosa in scontri aperti. Tra lanci di uova, petardi e letame contro le vetrate istituzionali, la polizia è dovuta intervenire con gli idranti per domare gli incendi di balle di fieno e pneumatici che hanno oscurato il cielo della capitale belga.

Gli ultimi risvolti: la risposta di Bruxelles

Dopo ore di assedio, i leader UE sono stati costretti a inserire il dossier agricolo nell’agenda ufficiale. Sebbene la Commissione difenda la validità degli accordi internazionali, filtrano indiscrezioni su una possibile clausola di salvaguardia per i prodotti sensibili (come carne bovina e pollame). Tuttavia, per i manifestanti, si tratta solo di “fumo negli occhi”: la richiesta resta il blocco totale del trattato con i paesi del Sud America.

I 3 pilastri della protesta: perché le campagne sono in rivolta

La rabbia che muove i trattori non è casuale, ma affonda le radici in tre criticità strutturali che minacciano la sopravvivenza del settore primario europeo.

1. Il “No” all’accordo UE-Mercosur

È il punto di rottura principale. L’intesa commerciale con Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay è vista come un “cavallo di Troia”. Gli agricoltori denunciano un paradosso normativo: mentre l’Europa impone standard rigidissimi su pesticidi, emissioni e benessere animale, l’accordo spalanca le porte a prodotti esteri che non rispettano alcuna di queste regole, creando una concorrenza sleale che schiaccia i produttori locali.

2. La burocrazia del Green Deal

Sotto accusa è la Politica Agricola Comune (PAC) e le restrizioni ecologiche considerate punitive. La transizione green, se non sostenuta da incentivi reali, rischia di trasformarsi in una deindustrializzazione agricola. “Non si può chiedere agli agricoltori di essere più verdi restando al verde”, è lo slogan che riecheggia tra i manifestanti.

3. Redditi e costi fuori controllo

Con l’energia e i fertilizzanti ai massimi storici, i margini di profitto sono evaporati. I produttori lamentano prezzi di vendita imposti dalla grande distribuzione che non coprono nemmeno i costi vivi. La richiesta è chiara: una revisione dei sussidi PAC affinché i fondi arrivino a chi lavora la terra e non ai grandi latifondisti.

Coldiretti Toscana anima la protesta: “Un attacco alla sovranità alimentare”

In prima linea tra i manifestanti spicca la delegazione di Coldiretti Toscana, che ha portato a Bruxelles la voce delle eccellenze italiane. La presidente regionale, Letizia Cesani, ha lanciato un monito durissimo:

“Questa Europa sta uccidendo il suo futuro: affama chi produce cibo sano e fa ammalare i suoi cittadini. Ursula von der Leyen vuole togliere risorse all’agricoltura per finanziare la difesa, mentre potenze come Cina e Usa quadruplicano gli investimenti nel settore primario, ritenuto strategico. Senza investimenti perderemo sovranità alimentare e salute.”

Quale futuro per l’agricoltura?

La Cina, nell’ultimo vertice esteso a Russia, India e Brasile, ha posto la filiera alimentare al top delle priorità. Gli Usa, con il Farm Bill, destinano all’agricoltura risorse quadruple rispetto all’Europa – spiega la presidente regionale, Letizia Cesani –. E l’Ue? Taglia i fondi impedendoci di produrre cibo di qualità per la salute degli europei e di potenziare le esportazioni. Gli altri Paesi agiscono per salvaguardare le proprie produzioni, mentre l’Europa è oggi incapace di proteggere i suoi settori chiave. Senza investimenti perderemo competitività, innovazione e slancio vitale”. 

La protesta di Bruxelles segna un punto di non ritorno. Con il settore agricolo ridotto allo stremo, il rischio è che il divario tra le istituzioni europee e le comunità rurali diventi incolmabile. La palla passa ora alla Commissione: basteranno le rassicurazioni o servirà un cambio di rotta radicale per spegnere i motori dei trattori?

Per consultare i dettagli ufficiali sui negoziati commerciali internazionali e l’agenda dei vertici, è possibile visitare il portale del Consiglio dell’Unione Europea.”

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