Accordo dazi USA-UE: l’Europa accetta un compromesso amaro per l’automotive
Un'intesa sui dazi doganali tra Unione Europea e Stati Uniti introduce nuove tariffe del 15% per il settore automobilistico europeo, generando reazioni contrastanti e sollevando dubbi sulla reale "vittoria" europea

L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno formalizzato l’accordo sui dazi doganali, con un impatto significativo sull’industria automobilistica europea. L’intesa prevede l’applicazione di tariffe del 15% sulle esportazioni del settore, un valore inferiore al 25% precedentemente minacciato, ma nettamente superiore al 2,5% in vigore per decenni. Questo accordo, definito da molti come una “resa” di Bruxelles alle pressioni di Donald Trump, è stato accolto con entusiasmo dal lato statunitense, con Trump che lo ha definito “ottimo per l’automotive” americano.
La posta in gioco
L’accordo, annunciato da Trump e Ursula von der Leyen in Scozia, interessa un interscambio commerciale che nel 2024 ha superato i 1.680 miliardi di euro. La trattativa si è concentrata sull’aliquota del 15%, che sarà applicata alla maggior parte delle esportazioni continentali verso gli USA, inclusi semiconduttori e prodotti farmaceutici, oltre all’automotive. L’intesa include anche la clausola della “nazione più favorita” dell’OMC, che stabilisce una tariffa media reciproca di circa il 4,8% nell’interscambio tra i due blocchi.
Negoziati futuri
Per il momento, acciaio e alluminio rimangono soggetti a un’aliquota del 50%, ma sono previste ulteriori negoziazioni per ridurre queste tariffe in cambio di un meccanismo di quote di contingentamento. Sono esenti da dazi numerosi prodotti strategici, tra cui aerei, componenti aeronautici, alcuni prodotti chimici, farmaci generici specifici, apparecchiature per semiconduttori, prodotti agricoli, risorse naturali e materie prime critiche. Non ci sono ancora indicazioni precise riguardo a prodotti come gli alcolici.
Impegni aggiuntivi per l’Unione Europea
Secondo le dichiarazioni di Trump, l’UE ha accettato impegni aggiuntivi di notevole entità, tra cui l’acquisto di beni energetici dagli Stati Uniti per 750 miliardi di dollari e un aumento degli investimenti sul territorio statunitense di almeno 600 miliardi di dollari. Queste condizioni replicano, in parte, quelle di accordi commerciali precedentemente siglati da Washington, come quello con il Giappone. Trump ha inoltre affermato che Bruxelles ha accettato di “acquistare una grande quantità di equipaggiamento militare”.
Reazioni contrastanti
Le reazioni all’accordo sono state divergenti. Trump ha espresso un entusiasmo palese, definendolo “il più grande di tutti”. La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha adottato toni più cauti, parlando di un “buon accordo” raggiunto dopo “trattative difficili” che “crea certezza in tempi incerti”. In Europa, diverse cancellerie hanno preferito evidenziare gli aspetti positivi dell’intesa, come la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha sottolineato l’importanza di evitare un’escalation commerciale. Tuttavia, non sono mancate le critiche, in particolare da parte di associazioni datoriali italiane preoccupate per i danni a settori come l’agroalimentare, e da partiti d’opposizione che accusano Bruxelles di aver ceduto ai “diktat” della Casa Bianca.