Spettacolo

Teatro della Visitazione – Renato Piva firma la regia di “L’amore è Cechov”

Tra vaudeville e farsa

Roma, 02 novembre 2019 – Il Teatro della Visitazione, un palcoscenico immenso che viene ad animare il quartiere Tiburtino e spezzare una realtà povera di luoghi dove si amministri la cultura, è stato scelto da Renato Piva per presentare il suo “L’amore è Cechov”.
Il regista sta seguendo con profitto la Compagnia “La Troupe”, nata a febbraio del 2019, una compagnia che fa dell’entusiasmo la propria ragion d’essere, dell’attenta aderenza alla pagina da rappresentare secondo le indicazioni del loro condottiero, il lievito indispensabile a costruire l’amalgama sulla scena e a crescere professionalmente.
Come si conviene, la compagnia ha già una buona programmazione per i prossimi mesi: a febbraio si ripresenterà per proporre “Mannaggia a Bubbà!” tratto dalla raccolta di novelle di Eduardo “La Cantata dei giorni pari e dei giorni dispari”.
A maggio calcherà ancora le scene con “747 Tutti a Bordo!” spettacolo brillante liberamente tratto da “Boing” commedia degli anni ‘60 e celebre film con Jerry Lewis e Tony Curtis.

Oggi la Compagnia è presente in questo Teatro della Visitazione con tre atti unici tratti dalle omonime novelle di Anton Cechov. Per raccordarli e dare vivacità e compiutezza allo spettacolo, Renato Piva ha pensato di costruire una cornice con la figura di Cechov (Giovanni Savini) che ad apertura di sipario intrattiene il pubblico con i suoi aforismi dolce-amari sul matrimonio, sull’amore. (I testi sono tratti dalle corrispondenze di Cechov dall’isola di Sakalin, dove era andato per indagare sulla condizione dei carcerati). Le novelle scelte alla base della drammaturgia messa a punto da Piva, che rispondono alle esigenze di una Compagnia teatrale giovane, sono lavori degli esordi di un autore che avrebbe condizionato la scrittura, come anche la struttura drammaturgica e attraverso Stanislavskij persino il metodo della interpretazione sulla scena. Essi si muovono tra vaudeville e farsa, e mostrano appieno la sua poetica con i personaggi corali che esprimono compiutamente la propria individualità, situazioni ed intrighi quotidiani, mescolanza di generi dove commedia e farsa camminano appaiati con il dramma.

Ne “L’Anniversario”, affidato a Andrea M. Gentili (Andrej Andreevie Sipuein), Beatrice Lucca (Tatjana Alekseevna); Livio Cellucci (Kuzma Nikolaevic Chirin) Marina Alesiani Gridelli (Nastasja Fedorovna Mereutkina, si vuole festeggiare l’anniversario della costituzione di una banca e il suo direttore, ma mentre fervono i preparativi e il clima si infiamma, irrompe sulla scena la moglie di Sipuein, svagata e loquace racconta le sue esperienze di viaggio indisponendo sia il marito che il contabile, uomo misogino, che vive in connubio armonioso solo con il suo abaco, e che dovrà sopportare anche la signora Mereutkina, sopraggiunta a pretendere i suoi ventiquattro rubli che il marito infortunato ha avuto decurtati dallo stipendio e non sente ragioni quando le viene ricordato che la banca è un istituto commerciale privato e nulla le deve.

L’Orso vede in scena Roberta Baldassarri nel ruolo di Elena Ivanovna Popova
Livio Cellucci in Grigorij Stepanovie Smirnov; Sascia Costantini in Luka. È la vicenda di una bella vedova cha da mesi vive in volontaria reclusione in casa dopo la morte del marito. Un giorno viene a trovarla un giovane creditore che pretende di avere saldato un debito. Inizia così un momento memorabile di scontro che mette sul ring l’uomo, noto misogino, e la donna decisa e ferma. Man mano che l’animo si infiamma del pari cresce la fascinazione del giovane orso, che si trasforma in fiamma d’amore quando la donna non solo gli tiene testa a parole ma lo sfida a duello, utilizzando il solo linguaggio che egli conosce: l’uso della forza.

Il Terzo atto è interamente dedicato al delizioso “Domanda di Matrimonio” , interpreti Livio Cellucci (Stiepan Stiepanovic Ciubokov), Marina Alesiani Gridelli (Olga Stiepanovna) Arianna Brugnoletti (Natalia Stepanovna) e Andrea M. Gentili (Ivan Vassilievic Lomov). Tutti insieme a rappresentare l’amore litigarello e lo scontro di due caratteri che fanno della contrapposizione un punto di forza. Per farsi accogliere con più profitto dalla giovane Natalia, detta Natasha, Stepenova, Ivan Lomov enumera i propri beni al sole, fra cui, ahimè, anche “Il Prato del Bove” che però viene rivendicato immediatamente dalla ragazza. Ivan vede in ciò un incaponimento cui contrappone la propria “questione di principio” ed è lite furibonda, che culmina con la cacciata da casa del giovane. Ma quando Natasha viene a sapere che era venuto per chiederla in matrimonio si affretta a farlo richiamare. Tutto risolto? Per niente, perché quando si comincia a parlare di cani e delle loro prodezze, la zuffa scoppia più furiosa fino alle prevedibili conseguenze. Gli attori si muovono nelle scene essenziali di Maria G.Meli, che ha anche curato i costumi ed hanno le luci di Federico Vigorito e il Trucco curato da “Makeup”.

Giocati molto sui tempi del teatro brillante, i tre Atti unici sono sottolineati da risate divertite e molti applausi da una platea sold out.

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