Estero

Better together in the United Kingdom

Riflessioni sul voto scozzese e sulle conseguenze

(Un gabbiano- sicuramente inglese- irrispettosamente posato sulla

testa di Robert the Bruce, di fronte allo Stirling Castle nell’estate del 2014)

Roma, 22 settembre 2014 – A mente fredda e a risultato acquisito c’è spazio per alcune riflessioni sul risultato referendario in Scozia e sulle sue conseguenze.

Il popolo scozzese custodisce orgogliosamente la memoria delle proprie vicende storiche, che nel corso della recente accesissima campagna elettorale sono state utilizzate (anche con alcune enfatizzazioni eccessive, come nel caso di William Wallace “Braveheart”) a sostegno delle posizioni indipendentiste.

Il voto è stato fatto ricadere- non a caso- nell’anno del settecentesimo e molto celebrato anniversario della battaglia di Bannockburn, vinta nel 1314 dagli scozzesi guidati da Robert the Bruce, che da allora in poi dagli inglesi subiranno molte e ripetute mazzate, solo parzialmente compensate in epoca moderna da sporadiche vittorie rugbystiche nel Torneo delle Cinque e Sei Nazioni.

Come è noto, il voto del 18 Settembre 2014 ha visto una grande affluenza (nettamente superiore a quella registrata abitualmente per le elezioni dell’Assemblea) che ha fatto prevalere le ragioni unioniste, sintetizzate nel motto “NO, thanks. We’re better together in the UK”.

L’atmosfera che si respirava quest’estate ad Edimburgo lasciava presagire questo risultato.

La parte degli scozzesi orientata per il NO adduceva motivazioni più ponderate, una scelta “di testa” basata su considerazioni economiche e di politica internazionale.

I sostenitori dello YES, invece, hanno condotto una campagna appassionata e festosa, basando le loro chances su scelte “di cuore” o “di pancia”, cavalcando forti sentimenti anti-inglesi e posizioni “antipolitiche”.

La diversità di opinioni trova riscontro anche nelle fazioni tradizionalmente opposte della tifoseria calcistica di Glasgow: per il NO i supporters protestanti e unionisti dei Rangers, per lo YES quelli cattolici e indipendentisti del Celtic (alcuni di loro risulterebbero peraltro coinvolti negli scontri di sabato nella città).

Nonostante l’indipendenza sfumata, il processo di devoluzione dei poteri da Londra a Edimburgo, avviato nel 1998, nonpotrà arrestarsi, dovendo necessariamente trovare una sintesi tra le posizioni opposte di un Paese oggi diviso.

Anche la Regina Elisabetta, dalla sua residenza di Balmoral nell’Aberdeenshire, ha commentato il risultato referendario incoraggiando la conciliazione tra i sudditi del Regno Unito, superando “strong feelings and contrasting emotions”.

 

 

 

(L’aula dello Scottish Parliament (“Pàrlamaid na h-Alba”) nella moderna sede situata di fronte alla Residenza Reale di Holyrood (Edinburgh). )

 

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