Politica

L’Italia delle stragi oggi ricordate dai Magistrati delle inchieste… Il “Golpe Bianco di Edgardo Sogno”…

Roma, 01 novembre 2019 – “”L’Italia delle stragi, le trame eversive nella ricostruzione dei Magistrati, i protagonisti delle inchieste (1969-1980)””. Un interessante libro di settembre 2019, a cura di Angelo Ventrone, Donzelli editore. I Magistrati che trattano le varie perigliose vicende italiche, sono i protagonisti delle inchieste: Pietro Calogero, Leonardo Grassi, Claudio Nunziata, Giovanni Tamburino, Giuliano Turone, Vito Zincani, Giampaolo Zorzi. 
Il libro inizia (pag.IX) con l’introduzione dell’autore dal titolo: “La storia contro il tempo all’oblio”…Tra il 1969 e il 1980 l’Italia vive una stagione difficilissima. Sono gli anni della strategia della tensione, che vede susseguirsi centinaia e centinaia di attentati grandi e piccoli, di stragi purtroppo riuscite e di tante altre rimaste senza vittime solo grazie a un imprevisto, o per l’imperizia dei terroristi. Sono passati ormai cinquant’anni dal momento in cui quella drammatica stagione fu aperta. Ormai è giunto il momento di provare a capire cosa possiamo dire di sapere con certezza dopo così tanto tempo, quali sono le verità raggiunte e le piste che ancora si possono aprire. Questo è l’intento del libro.
Alcuni dei principali Magistrati che si sono occupati delle vicende più scottanti e drammatiche di quegli anni si sono infatti riuniti per ricordare ciò che allora è successo e per raccontarlo sia a chi non c’era o sia a chi c’era e vuole capirne di più.
Da pag. 149, il ”Golpe bianco” di Edgardo Sogno, dell’agosto 1974, trattato da Giovanni Tamburino. “Nel capitolo relativo alla Rosa dei Venti abbiamo mostrato che il 1974 è stato l’anno della svolta nella strategia di contrasto al comunismo in Italia. In effetti, è proprio allora che giunge a maturazione l’ultima iniziativa golpista, la cui fine ingloriosa conferma che la linea tattica perseguita fino a quel momento con attentati, bombe, diffusione del terrore nella popolazione e impiego strumentale dei gruppi dell’estrema destra è giunta al capolinea e deve essere almeno temporaneamente abbandonata. Ormai è considerata improduttiva e persino pericolosa rispetto al conseguimento dell’obiettivo strategico.
L’iniziativa golpista vede come promotore Edgardo Sogno Rata del Vallino, nobile torinese monarchico, in stretta connessione con il gruppo della “Rosa dei Venti”.
Sogno ha accreditato di se stesso l’immagine di Medaglia d’Oro della Resistenza. Di fatto, nel 1937 era andato a combattere da volontario in Spagna a fianco delle milizie franchiste, per scalzare il legittimo governo repubblicano. Dopo una delle più sanguinose e brutali guerre civili mai viste in Europa, la democrazia era stata sconfitta anche grazie agli aiuti militari inviati da Hitler e Mussolini. In Spagna, si era formata la dittatura di Francisco Franco, durata fino alla morte del Caudillo nel 1975.
Sono molti i punti di contatto tra Alliata e Sogno. Entrambi sono accaniti difensori delle rispettive blasonature nobiliari, si conoscono e forse sono amici sin da giovani. Entrambi sono stati ufficiali durante la guerra e legati fin dall’ultima fase del conflitto ai servizi di Intelligence anglo americani; entrambi massoni, legati al piduista mafioso Michele Sindona e aderente alla loggia di Licio Gelli. Come abbiamo visto, Alliata ha creato una serie di organismi di copertura, tra i quali il “Movimento Nazionale di Opinione Pubblica”, collegato alla “Maggioranza Silenziosa” di Adamo Degli Occhi, che a sua volta è legata a Edgardo Sogno e a Carlo Fumagalli, anch’egli ex partigiano bianco a capo del Mar.
Nel 1974, l’iniziativa golpista di Sogno diviene oggetto di indagine della Magistratura torinese. Il giudice istruttore Luciano Violante accerta i numerosi contatti di Sogno con alti esponenti delle Forze Armate e la programmazione di un intervento violento “…rapido e spietatissimo, da realizzare sabato 10 agosto 1974…“. Tale intervento mira a provocare un insieme di modifiche costituzionali; imposizione al Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, di un nuovo Primo Ministro – Randolfo Pacciardi, legato a Sogno fin dalla comune attività svolta a favore dei Servizi Anglo Americani nell’ultima fase del conflitto; la creazione di un Governo tecnico militare e di un Sindacato unico riconosciuto per legge; la messa fuori legge sia del Movimento Sociale Italiano sia dei gruppi della sinistra extraparlamentare; riduzione all’impotenza del Partito Comunista; lo scioglimento del Parlamento e l’eliminazione con effetti retroattivi dell’immunità parlamentare.
A Luigi Cavallo vengono sequestrati i documenti che mostrano tale pianificazione, giunta a un elevato grado di concretezza, tanto da porre in allarme il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, peraltro già allertato dal Servizio segreto. È lui (Cavallo) la mente del progetto, al punto da impartire a Sogno le modalità tattico-operative.
Il 5 maggio 1976, il Giudice torinese pronuncia una sentenza di incompetenza, trasmette gli atti all’Autorità Giudiziaria di Roma ed emette contestualmente “mandato di arresto“ nei confronti di Sogno e Cavallo.
Analogamente alla “Rosa dei Venti”, la sorte del processo torinese sul golpe bianco sarà un nulla di fatto sul piano penale. Edgardo Sogno e Luigi Cavallo saranno prosciolti dal Giudice Istruttore di Roma, Francesco Amato, con sentenza del 13 settembre 1978. Anche in questo caso, la Magistratura non ravviserà dunque nessun tentativo eversivo. La buona sorte toccata ai Principi Alliata e Borghese si estenderà al conte Sogno Rata del Vallino, quasi a voler simboleggiare una sorta di “immunità nobiliare”.
La conclusione del procedimento giudiziario sarà però paradossale, visto che proprio Sogno ammetterà molto più tardi, in una articolata confessione, di aver organizzato un intervento militare diretto alla modifica dell’assetto politico costituzionale italiano e illustrerà nei particolari l’ampiezza del complotto – peraltro noto agli apparati di intelligence e condiviso in ambienti militari – facendo i nomi di molti complici e sostenitori. Tale confessione può sorprendere, ma è ben spiegabile. Sogno sa anzitutto che nel 2000, l’anno della pubblicazione del libro confessione, non rischia più nulla sul piano giudiziario. In secondo luogo, il volume viene pubblicato quando, da un lato il protagonista è prossimo alla fine e, dall’altro, la condizione politica dell’Italia e del mondo è completamente diversa dal 1974, anno in cui il golpe doveva realizzarsi.
Viene fermato perché, secondo la valutazione dell’intelligence statunitense e della Nato, avrebbe causato più problemi di quelli che voleva risolvere. Ed Edgardo Sogno, vertice ed epigono del 1974 dei progetti golpisti, deve prendere atto che la sua tattica è giunta al termine””. Sin qui il Magistrato Giovanni Tamburino…

Ora, esaminiamo, per i miei 25 lettori, un altro libro, scritto da un carissimo Amico ancor oggi, grande costituzionalista, Pietro Di Muccio de Quattro, di credo liberale, con forti sentimenti di italianità, con un importante cursus nello Stato, quale Direttore Emerito del Senato della Repubblica, come anche di qualificata docenza universitaria, è stato Deputato al Parlamento e, sino al 2006, Consigliere Politico del Ministro della Difesa, Antonio Martino.“Liberilibri” ha pubblicato, nel 2013, “Il golpe bianco di Edgardo Sogno”, che invito a leggere

Questi alcuni passi salienti…””Edgardo Sogno, nell’ottobre del 1978…pubblicò per le Edizioni dello Scorpione il libro “Il golpe bianco”, non più ristampato, uscito subito dopo la sentenza di assoluzione nel processo in cui, unitamente a Randolfo Pacciardi e altri, fu accusato di “cospirazione politica mediante associazione”. Un vero e proprio atto d’accusa contro Luciano Violante, il Giudice Istruttore di Torino che l’aveva arrestato. Sull’argomento, dal quale emerge la figura di un grande Patriota della Resistenza che rischiò la vita combattendo i nazifascisti, ma anche difendendo la libertà dal totalitarismo comunista, tanto da essere ingiustamente e paradossalmente accusato di essere un fiancheggiatore dei fascisti.
Edgardo Sogno (racconta l’autore dell’interessante saggio), era contrario al compromesso storico e perseguiva l’idea di una “riedizione del centro degasperiano, costituito dai quattro partiti di centro contro i due estremismi di destra e di sinistra, il fascista e il comunista. Dunque, non solo un cuneo tra DC e PCI, ma anche un muro contro sinistre protese alla conquista del potere e contro le mene dell’autoritarismo neofascista … Come tale, Sogno divenne il nemico e l’avversario dei rossi e dei neri … Il suo modello era De Gaulle, non Pinochet”. Pietro di Muccio approfondisce un aspetto storiograficamente molto importante sul concetto di Resistenza, vale a dire che “mentre è incontrovertibile e universalmente riconosciuto che gli Alleati e l’Armata rossa hanno schiacciato le forze dell’Asse, in Italia permane la vulgata dell’Italia liberata dalla Resistenza partigiana anziché dagli Angloamericani. Il sillogismo è il seguente:i Comunisti sono stati gli artefici della Resistenza; la Resistenza ha liberato l’Italia; i Comunisti hanno liberato l’Italia..(e ancora)..I Comunisti, non solo mai hanno valorizzato l’antifascismo non comunista, hanno sempre cercato di occultarlo e screditarlo, presentandolo come irrilevante, viziato, sospetto. I Comunisti (poi) non hanno mai smesso di considerare gli antifascisti borghesi, o semplicemente non comunisti, alla stregua di nemici di classe… Proprio quel che è successo ad Edgardo Sogno, che pagò amaramente le conseguenze di tutto ciò. La sera del 5 maggio 1976 Sogno fu arrestato su mandato del Giudice Violante e trasferito a Regina Coeli. Subito dopo Violante si spogliò del processo per inviarlo a Roma per competenza. Sogno rimase in carcere un mese e mezzo non solo senza prove di colpevolezza ma addirittura sulla base di un indizio inesistente, cioè la fantomatica lettera di tal avvocato Antonio Fante di Padova (peraltro rinvenuta a seguito di perquisizione nell’archivio di Sogno con l’annotazione: “È un matto”), che farneticava di riunire tutti i gruppi di estrema destra in vista di un colpo di Stato.
Il Giudice Istruttore del Tribunale di Roma, Francesco Amato, assolse Sogno e gli altri “cospiratori” perché “il fatto non sussiste”. Una piena assoluzione, che sancì che l’ex Ambasciatore, con la sua azione culturale e politica anticomunista e antifascista non perseguì alcuna intenzione golpista, argomentando tra l’altro che “.. È appena il caso di aggiungere che per costante giurisprudenza è questa la formula da adottare quando, come nella fattispecie, non ci si trovi di fronte a prove … ma a congetture, a meri sospetti, che non assurgono nemmeno a livello di indizi, a elementi fragili, evanescenti, di ambigua interpretazione o di insufficiente valore probatorio”.
A seguito di ciò, Violante fu denunciato da Sogno per falso ideologico, nella competenza della giurisdizione di Venezia, come stabilito dalla Cassazione. Per tale denuncia, il Giudice Villacara del Tribunale veneziano, nell’assolvere il Magistrato perché “il fatto non costituisce reato”, scrisse però nella sentenza che Violante “”..incaricato di svolgere un’istruzione su un caso giudiziario complesso, di portata nazionale e dagli sviluppi imprevedibili, nella vana ricerca della lettera chiarificatrice 1 luglio 1974, spiegò unilateralmente e forse affrettatamente, rimanendo egli stesso vittima di eccessivo zelo, la portata della più volte riferita missiva (la fantomatica lettera di tal avvocato Antonio Fante di Padova, peraltro rinvenuta a seguito di perquisizione nell’archivio di Sogno con l’annotazione: “È un matto”..nda), che farneticava di riunire tutti i gruppi di estrema destra in vista di un colpo di Stato pervenendo al convincimento dell’esistenza di una situazione identica a quella che attestava, poi, nel provvedimento de quo (il mandato di perquisizione) e quindi difettava in lui la coscienza e la volontà di immutare il vero… che possa rendere manifesta od almeno raffigurabile la partecipazione del Sogno ad una organizzazione intesa a raggruppare tutti i gruppi di estrema destra, tra i quali anche Ordine Nuovo..””
Ma i guai di Sogno non terminarono perché dopo la prima edizione del libro, nel 1978, nonostante fosse stato assolto con formula piena, entrò in una serie di disavventure e guai giudiziari; la sua famiglia fu rovinata, tanto che per far fronte alle spese fu costretto a vendere il palazzo avito. E tutto questo grazie, come afferma Di Muccio, alla consolidata giurisprudenza che lascia reintrodurre di fatto in Italia il “crimenlesae maiestatis”, rendendo incensurabile e inviolabile il Magistrato, anche quando sbaglia!
Ben diverso fu il destino del giovane Giudice Istruttore di Torino che nel 1979, l’anno dopo il processo, entrò in Parlamento come Deputato comunista.
Edgardo Sogno morì il 5 agosto 2000; quattro mesi dopo uscì il suo libro-intervista con Aldo Cazzullo: “Testamento di un anticomunista. Dalla Resistenza al “golpe bianco””. Il libro suscitò interesse e polemiche. In esso Sogno dichiarava di aver effettivamente ordito una “operazione politica e militare”. Ci fu chi disse che era necessario chiedere scusa a Violante che in quel momento era Presidente della Camera dei Deputati. Ma il quadro giuridico, come scrive Pietro Di Muccio de Quattro, “non cambia neppure se completato con le rivelazioni di Sogno alle soglie della morte … (perché) non costituiva affatto o non costituiva ancora una condotta delittuosa.. (ma una) lecità attività di opposizione e non di cospirazione politica”. Con questo l’autore del libro ha voluto affermare che tutta la vita e le opere di Sogno hanno costituito un’autentica e libera “orazione per la libertà e la giustizia contro abusi e manipolazioni””. Sin qui il bel libro di Pietro Di Muccio de Quattro…
Con la pubblicazione de “Il golpe bianco di Edgardo Sogno”, in molti, ora, dovrebbero chiedere scusa alla memoria illustre di un grande liberale, Eroe della Resistenza, Medaglia d’ Oro al Valore Militare e autorevole Ambasciatore d’Italia, tanto che la sua vicenda giudiziaria è assimilabile all’affare Dreyfus” proprio perchè in tutti e due i procedimenti penali furono effettuati arresti ed emessi gravi provvedimenti solo sulla base di documentazioni che poco o nulla avevano a che fare con gli imputati. Ricordiamo che il caso Dreyfus, nel 1894, si verificò in seguito al presunto tradimento di Alfred Dreyfus, un ufficiale francese, ebreo, accusato, condannato ai lavori forzati, e poi riabilitato, per presunto spionaggio a favore dell’Impero Tedesco. Per lui, il grande scrittore Émile Zola pubblicò la famosa lettera al Presidente della Repubblica Félix Faure, intitolata “J’accuse!”. La differenza con la nostra Sorella latina, consiste nel fatto che nella nostra bella Italia non c’è stato un personaggio di altissima levatura come Zola che ebbe il coraggio di prendere le difese di Sogno, costringendolo a farlo in prima persona. E questo perché molti intellettuali italiani, imbalsamati nel credo della silloge sovietica, in quegli anni, erano tutti protesi a svolgere il triste ruolo dei cattivi maestri, ben acculturati nelle farneticazioni deliranti dell’ultracomunismo.

Aggiungo io, liberale, libero Cittadino e libero pensatore… Come non ricordare, come già scritto in passato su questa testata che si ispira ai valori del sommo Gaetano Salvemini, i motti e i lazzi degli spettacoli gratuiti, quale “Morte accidentale di un anarchico”, di Dario Fo (nella seconda metà degli anni ’90, “giustamente” gratificato dalla sinistra con il Premio Nobel per il Teatro), il quale prese spunto dalla morte, assolutamente accidentale, dell’ anarchico Giuseppe Pinelli, indagato nel quadro delle indagini per la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969? Questa farsa ispirò pure la lettera che fu pubblicata per tre settimane consecutive, a partire dal 13 giugno 1971, su “L’ Espresso”, firmata da 800 intellettuali, di cui alcuni di loro, ma solo alcuni, chiesero poi tardivamente scusa. Tale documento, tra l’altro, definiva il Commissario Luigi Calabresi, ucciso dagli eversori dello Stato nel 1972, “..un torturatore..”, lo accusava quale “..responsabile della morte di Pinelli..” e chiedeva di ricusare i “.. Commissari torturatori, i Magistrati persecutori, i Giudici indegni..”. Tra i firmatari c’erano artisti, registi, editori, giornalisti, politici, accademici, filosofi, scienziati, sindacalisti e, in generale, molti tra i più noti esponenti della cultura italiana del tempo. Quale alta cultura…!!
Lasciando queste tristissime oscenità, va un plauso a Pietro Di Muccio de Quattro per aver riproposto alla memoria una vicenda trascolorita dal tempo ma ancora importante per chi non sa o non vuole dimenticare…

Concludo, come d’abitudine, con un ricordo personale di servizio… relativo a quanto riferito dal Magistrato Giovanni Tamburino… (”A Luigi Cavallo vengono sequestrati i documenti che mostrano tale pianificazione, giunta a un elevato grado di concretezza, tanto da porre in allarme il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, peraltro già allertato dal Servizio segreto”)… In un giorno festivo di agosto 1974, ero Ufficiale di turno alla Centrale Operativa del comando Legione Roma, all’epoca situato in via XXIV Maggio, con vista sul Quirinale, quando il Grande e indimenticato Comandante Giuseppe Siracusano, per telefono, mi ordinò di far affluire con segnali di emergenza tutte le autoradio del Nucleo Radiomobile, con obiettivo il Palazzo del Quirinale… Dato l’ordine, con gli operatori ci guardammo stupiti e ignari, andando verso le finestre per osservare… Fu dato poi l’ordine, via radio, di rientro nei settori di pertinenza… Ho finito !!

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