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L’addio a Diane Keaton. Le cause della sua malattia

Se n'è andata a 79 anni la nostra "Annie Hall" per eccellenza: l'attrice, regista e produttrice premio Oscar, musa storica di Woody Allen e l'indimenticabile Kay de "Il Padrino"

Diane Keaton, un’anima eccentrica e incredibilmente amata, ci ha lasciati ieri all’età di 79 anni, spentasi serenamente nella sua California. La notizia è un colpo al cuore per chiunque abbia mai sorriso o pianto grazie ai suoi personaggi, perché Diane era un tesoro nazionale, molto più di un’attrice: con quella sua grazia unica, il sorriso travolgente, l’umorismo autoironico, quasi timido, e quello stile tomboy fatto di cravatte e cappelli, è stata un vero e proprio manifesto di libertà e coraggio per intere generazioni di donne.

La nostra “Annie Hall”: la nascita di un mito

Nata Diane Hall a Los Angeles nel 1946, il suo destino si è incrociato a New York con Woody Allen. Quella storia d’amore e quel sodalizio artistico sono stati una scintilla: Diane è diventata la sua musa, portando sullo schermo un nuovo, fragile e potentissimo modello di donna: nervosa, intellettuale, impacciata, ma per questo irresistibilmente affascinante.

Il culmine di questa alchimia indimenticabile è stato Io e Annie del 1977, che le ha regalato un meritatissimo Oscar. Il suo personaggio, con quegli abiti oversize che lei stessa sceglieva, non ha solo lanciato una moda, ma ha gridato al mondo che la vera eleganza è avere l’audacia di essere semplicemente sé stessi.

Eppure, il suo spettro emotivo era vastissimo. Prima di farci innamorare con le commedie, ci aveva spezzato il cuore nei panni di Kay Adams-Corleone ne Il Padrino. Un ruolo drammatico, dove la sua Kay era il silenzioso, straziante testimone dell’ineluttabile caduta nell’oscurità del marito.

Amore senza altare: le sue scelte rivoluzionarie

Diane non si è mai piegata alle convenzioni, neanche nella vita privata. Non ha mai voluto sposarsi, ma ha avuto amori leggendari: da Woody Allen a Warren Beatty, fino all’intenso, duraturo legame con Al Pacino. Nonostante le relazioni finissero, l’amicizia profonda e il rispetto con tutti loro è rimasto. “Le mie carriere e la mia natura non si adattavano all’idea tradizionale del matrimonio,” ha confessato con l’onestà che l’ha sempre contraddistinta.

La gioia più travolgente è arrivata in età matura, quando ha scelto la maternità solitaria, adottando la figlia Dexter a 50 anni e il figlio Duke poco dopo. Una decisione pionieristica, che l’ha resa un modello per tutte le donne decise a plasmare la propria felicità oltre ogni aspettativa sociale.

Quel gesto prezioso: l’aneddoto che la svela

C’è un piccolo, commovente aneddoto che racconta la vera Diane. Agli inizi, durante le prove di uno spettacolo di Woody Allen, lui era spazientito da una sua scena e lei, per nascondere il suo imbarazzo, si portò istintivamente la mano alla bocca. Allen ne fu folgorato, ritenendolo un gesto di geniale, pura autenticità. Quel tic, diventato un marchio di fabbrica in Io e Annie, nacque dalla sua vulnerabilità.

Oltre a recitare, Diane è stata un’artista vorace, appassionata di architettura e fotografia. Ma ciò che ci mancherà di più è la sua capacità di infondere in ogni personaggio una vulnerabilità disarmante e una forza inattesa.

Diane Keaton non ha mai cercato di piacere, ha cercato di essere vera. E in questa ricerca coraggiosa, ha lasciato un’eredità luminosa e indelebile che continuerà ad accarezzarci il cuore. Ciao, adorata Diane. E grazie di averci mostrato quanto è bello essere sé stessi.

La malattia di Diane Keaton: la forza dietro il sorriso

Diane Keaton scoprì il suo primo tumore della pelle, un carcinoma basocellulare, quando aveva appena ventun anni. Ne parlò più volte con la sincerità che la contraddistingueva, raccontando di una predisposizione familiare: la stessa patologia aveva colpito suo padre, suo fratello e una zia.

Negli anni successivi, l’attrice dovette affrontare anche un carcinoma squamocellulare, che richiese due interventi chirurgici.
Da quel momento, non uscì mai di casa senza applicare la crema solare — un piccolo gesto quotidiano che per lei significava gratitudine verso la vita.

Al Sunday Times Magazine aveva confidato che la cicatrice di oltre sette centimetri sulla guancia era diventata il segno tangibile della sua vittoria:

“Ogni volta che mi guardo allo specchio, non vedo una ferita. Vedo la fortuna di essere ancora qui.”

Una frase che riassume la sua filosofia di sempre: affrontare le ombre con la stessa eleganza con cui, per tutta la vita, ha indossato il suo cappello. Con la scomparsa di Diane Keaton, il cinema americano perde una delle sue attrici più amate, simbolo di eleganza e forza.

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