Spettacolo

Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Susanna Mällkki dirige Alexander Malofeev in Concerto n.1 di Ciajkovskij

Tre eccellenze in scena e perfetta intesa piano, bacchetta e orchestra

Roma, 02 febbraio 2020 – Un pubblico da tutto esaurito, persino i capaci garage del Parco della Musica senza più posti liberi: ecco quanto si è verificato per il programma settimanale che vedeva alla guida dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia due debuttanti giunti a Roma preceduti da una fama ormai consolidata: la direttrice d’orchestra di Helsinki Susanna Mälkki e il giovanissimo russo Alexander Malofeev, enfant prodige della tastiera, vincitore del Concorso Ciajkovskij nel 2004 ad appena quattordici anni, che vanta già un curriculum stellare che si arricchisce oggi con la collaborazione della nostra maggiore Orchestra sinfonica dopo aver conosciuto le più importanti compagini mondiali, da quelle dei prestigiosi Teatro Russi, a quelle francesi, americane , australiane, ma anche giapponesi, cinesi e la Scala di Milano ecc. ecc.
Biondo, con un viso dai lineamenti adolescenziali che suscita tenerezza, sottile e agile, Malofeev si trasforma quando le sue mani poggiano sul pianoforte lanciandosi a capofitto sulla tastiera con inusitata passione, viscerale e caleidoscopico ma anche elegante e raffinatissimo, e con il rigore artistico indispensabile per dare senso alle dinamiche emotive animate dal Concerto n.1 per pianoforte e Orchestra op.23 che è Ciajkovskij, tanto identifica senza ombra di dubbio la sua essenza più leggibile, le sfumature della sua anima, la ricchezza del suo universo melodico, come anche la sua emotività a fior di pelle, la sua tensione romantica – anzi, questo lavoro ha assunto negli anni il ruolo di emblema del concerto romantico -, il suo virtuosismo strumentale. Scritto tra la fine del 1874 e gli inizi del 1875, il Concerto fu perfezionato tanto che ne esistono tre versioni, l’ultima del 1889. Alla fine, il brano risultò di notevole modernità per l’epoca, ricco di quegli spunti anche popolari, come ad es. l’utilizzo di un tema de “La Canzone dei ciechi”, notissimo canto ucraino, o le memorie della canzonetta francese “Il faut s’amuser”.
Il Concerto costituisce il banco di prova dei più celebrati pianisti del mondo intero Tutti provano a riprodurre il policromismo virtuosistico, i brillantissimi momenti ritmici e melodici, le forme rapsodiche eppure così perfettamente strutturate, gli slanci impetuosi e il colorismo orchestrale, quei ricordi di danse à la russe. Qualità indispensabili del solista sono quindi una grande sensibilità interpretativa al servizio delle necessità espressive, e straordinarie doti tecniche, perfettamente in linea con quanto ha fatto ascoltare Alexander Malofeev in grado di esaltare il melodismo fascinoso, quei momenti di venata malinconia e quel picchi di sensibilità febbrile che sono tipici del compositore e che qui, in questo brano rifulgono.
In amalgama alchemico con il pianista, Susanna Mällkki ha trovato colori strumentali brillanti e limpidi come anche tinte delicate e sognanti per esprimere il lirismo che permea l’”Andantino Semplice” del secondo movimento. Richiestissimi e applauditissimi bis.
A far da cornice al brano di Ciajkovskij due autori Bela Bartók e la finnica Lotta Wennäkoski,. Quest’ultima è la compositrice di un lavoro assai breve – solo cinque minuti di durata -, recentissimo (2017), dal titolo “Flounce”, ovvero balze, falpalà, commissione dei Proms di Londra, caratterizzato da ”gesti rapidi ma… anche da passaggi ornamentali in pizzo, di tono più leggero e lirico”, come dice la stessa autrice.

Nella seconda parte del programma il grandioso Concerto per Orchestra di Bela Bartók, scritto nel 1943 negli States su commissione della Kussevitskij Fondation e battezzato alla Carnegie Hall di N. York dallo stesso celebre direttore. Il Concerto impiega una notevole varietà di mezzi strumentali e ritmici, per dar conto di una ispirazione vivissima, che si muove anche per movenze neo-classiche, quasi settecentesche, come nel secondo movimento “Il Gioco delle Coppie”, ovvero per effetti sonori di sapore impressionistico, o anche per raffinati can can francesizzanti e si chiude in una vertigine di suoni brillanti. L’Orchestra di Santa Cecilia ha risposto egregiamente alle indicazioni della brava direttrice finnica, assai accurata e autorevole nel gesto.

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