Spettacolo

Teatro Eliseo – ‘La Guerra dei Roses’ con Ambra Angiolini e Matteo Cremon.

Teatro La guerra dei Roses Il capolinea dell’amore
Tre i protagonisti in scena in questo “Guerra dei Roses”, presente al Teatro Eliseo: Jonathan, avvocato rampante che ha ormai raggiunto lo status symbol testimoniato da una Ferrari, da una raccolta di vini rinomati provenienti dai più famosi châteaux  del sud della Francia, e lei, Barbara, che dopo avere cresciuto due figli scopre in sé un bisogno di emancipazione troppo a lungo frenato e vuole mettere a frutto le abilità culinarie in una impresa di catering, specie dopo aver avuto modo di entrare in contatto con l’ambasciatore greco. Terza protagonista terribile e imponente la casa di famiglia, comprata con i guadagni del marito ma arredata con il buon gusto dalla moglie. Una casa/tesoro ricca di mobili di antiquariato che conserva la collezione di porcellane di dubbio gusto di lui: campioni di  pugilato.
Diciotto anni sono passati dal loro incontro quando Barbara fa una scoperta agghiacciante nel momento in cui le comunicano che il marito è ricoverato d’urgenza per un sospetto di infarto e lei scopre che non le importa proprio nulla: è un’illuminazione che apre una breccia e le fa intravedere una se stessa liberata da un rapporto ormai asfittico. È anche l’inizio di una guerra senza  esclusione di colpi, con trappole mortali disseminate ovunque, che ha l’andamento più classico delle guerre con una escalation continua fino alle più estreme conseguenze. Perché ‘La guerra dei Roses’ racconta l’amore che si spinge fino ai confini dell’odio.
Il  grande pubblico conosce l’opera, nata come romanzo di Warren Adler, per il movie del 1989 firmato da Danny De Vito con Michael Douglas e Kathleen Turner. Qui, ad impadronirsi della versione teatrale è il regista Filippo Dini e sul palco troviamo Ambra Angiolini e Matteo Cremon con l’esilarante Massimo Cagnina nel ruolo di Goldstein, avvocato di lui e una divorzista affetta da sindrome sportiva, Miss Thurmont (Emanuela Guaiana), la controparte.
Spesso nella traduzione di uno spettacolo da un linguaggio all’altro, e in questo caso i passaggi sono due, è inevitabile fare paragoni: una trappola, se non si dispone di attori calibrati perfettamente, di una regia attenta ad esaltarne le caratteristiche individuali anche di temperamento, di una scena che nella staticità del palco diventa dinamica con pochi intelligenti accorgimenti.
Nello spettacolo dell’Eliseo, la casa, terzo angolo di questo triangolo fatto di urla, litigi, parolacce a gogò, pianti, risate isteriche, ironie e attentati, avviene tutto questo.
Tanto per citare, basti ricordare che la dolce Barbara ammannisce al marito  tartine con prelibato paté che dice di aver preparato con le carni di Benny, il suo cane. Una vendetta dopo che lui manovrando la preziosa Ferrari nel garage ha ucciso la gattina di lei. Alla quale seguono a colpi di mazza da baseball contro l’auto, episodio seguito dal purgante che arricchisce la cena che Barbara ha offerto ai raffinati rappresentanti della upper class newyorkese che spera diventino suoi clienti. E via discorrendo.
Sulla scena Barbara è la talentuosa Ambra Angiolini, bravissima a costruire un personaggio moderno, un po’ nevrotico, aggressivo, ironico, che manco a dirlo è targato ‘grande mela’. Alla pari, straordinariamente simbiotico, Matteo Cremon scolpisce la figura del marito che deve fare i conti con una donna un tempo molto amata che gli risveglia tutta una serie di rabbiose reazioni fino al drammatico finale che tinge di nero pece una commedia brillante di colpi di scena.  Non indispensabile la cornice con i due avvocati che rievocano e che ingabbia nella memoria i fatti, né quel finale dove i due si ritrovano su scale sconosciute fra i bagliori dell’inferno.             

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