Rugby

Il Basket accusa Gallinari. Il Rugby, lo aspetta…

gallinari pugnoRoma, 2 agosto 2017 – Grande scalpore continua a sollevare il caso di Danilo Gallinari, lombardo di Sant’Angelo Lodigiano, il giocatore di basket azzurro infortunatosi ad una mano a causa di un pugno affibbiato ad un avversario nel corso della partita Italia-Olanda preparatoria ai prossimi Campionati Europei, che  “Gallo” ovviamente salterà perché dovrà stare almeno un mese fermo. 

Abbiano seguito l’episodio richiamati verso questo evento  proprio dalla presenza nella Nazionale, allenata da Ettore Messina, di due giocatori  italiani che militano da anni nel grande circuito statunitense Pro NBA,  Marco Bellinelli ed appunto Gallinari.

 Per vedere all’opera questi due magnifici prodotti dello sport italiano occorre, infatti, aspettare gli impegni della Nazionale Azzurra,  purtroppo non qualificatasi agli scorsi Giochi Olimpici brasiliani. 

In particolare è un autentico spettacolo vedere muoversi in partite ad alto livello un atleta dalle capacità di Gallinari. Un piacere da non perdersi e che gli americani – sempre alla ricerca di qualche bianco che riesca a porsi allo stesso livello dei tanti fantastici cestisti di colore che sanno unire fisicità ad abilità tecniche talentuose – infatti non si perdono.

Danilo è uno di questi. Capace di avere un record di 49 punti segnati in una partita NBA, di essere recordman nella realizzazioni di canestri da 3 punti (da lontano).

Gioca da ala. È in grado di esprimersi in tutto il repertorio cestistico (tiro, rimbalzi, assist, play maker) ed in gesti funambolici  da  circo. Gesti che richiedono coordinazione da piccoli. Invece Danilo è alto 2,08 m. (il leggendario pugile  Primo Carnera era 2,05 m) e si muove sul campo come Mohamed Ali si muoveva sul ring.

Ancora,  per chi è familiare con il rugby, Gallinari fa nel basket quei ricami tecnici che nella palla ovale solo il capitano azzurro Sergio Parisse (grazie alla combinazione di fisico, talento tecnico e vis agonistica) è in grado di fare al massimo livello.

Insomma,  seguire questa Italia sperimentale messa in campo da Ettore Messina  significa godersi lo spettacolo di vedere in azione il più grande cestista italiano di tutti i tempi (il Mennea, il Tomba, ecc., della circostanza.). Non ce ne voglia Dino Meneghin, (fra l’altro più basso di 4 centimetri).

Inoltre, rispetto a tanti “lungagnoni, ”il Gallo possiede un altra rara virtù, la Vis Agonistica. Cioè quella di mettere in quello che fa, tanta passione ed orgoglio.

Dunque, godiamoci questa Italia del Basket.

Facile, facile l’amichevole iniziale contro la Bielorussia; ordinaria amministrazione  spettacolare per Bellinelli e Gallinari.

Assai più impegnativa la prova contro l’Olanda dalle grandi ambizioni. Con Messina che sperimenta e fa ruotare l’intera rosa, gli olandesi si battono come fosse la finale olimpica e giocano anche sporco, specie  Jito Kok su Gallinari.

Chissà perché? Secondo una buona interpretazione,  perché Gallo ha appena firmato un contratto che lo sposta dai Nuggets di  Denver ai Clippers di Los Angeles, per 65 milioni di Dollari in tre anni.  Cioè più di 20 milioni di Euro all’anno. Il che ne fa lo sportivo italiano in assoluto più pagato.

Insomma , per farla breve, ad un certo punto della partita-esibizione, sotto il tabellone olandese, Kok affibbia una gomitata alla gola di Gallinari. L’azzurro accenna un moto di protesta. L’olandese cerca di colpire Gallinari, il quale, da buon pugile cooordinato, nella bagarre  è invece lesto a far partire un destro preciso alla mascella: KD e frattura alla mano.

Recriminazioni di ogni tipo. Gallinari è atteso a Los Angeles. Il Basket italiano si dispera. Per Messina le cose si complicano in vista delle qualificazioni europee.

Naturalmente c’è anche l’immancabile gara delle dichiarazioni di rimprovero più meno ufficiali. Il festival dei benpensanti e delle critiche “politicamente corrette” .

Gallinari si scusa con tutti, ma non è pentito. Qualcuno chiede provvedimenti contro Gallinari. Di lasciarlo a Los Angeles e non chiamarlo più in “Nazionale” anche se Kok ribadisce di aver intenzionalmente provocato l’azzurro.

A noi , che non siamo politicamente corretti, invece ci è balenata un’idea che non ci dispiace affatto se per una ragione o l’altra Gallinari dovesse rompere con il Basket.

Siamo certi che il Rugby lo accoglierebbe sicuramente a braccia aperte, anzi spalancate.

Certo, non ci sono i soldi dell’NBA, ma alla soglia dei 30 anni (martedì prossimo ne farà 29) il Gallo potrebbe ancora fare cose importanti, molto importanti, nel rugby.

Misure atletiche ce le ha tutte: 2,08m. x 102 kg (che con qualche settimana di palestra  possono crescere). Gestualità da funambolo con la palla in mano. Temperamento a sprecarsi.

Il suo ruolo sarebbe da seconda linea, saltatore nelle rimesse laterali. Con lui in campo la sua squadra si aggiudicherebbe tutte le palle in touche (le proprie e quelle degli avversari). Insomma, un tesoro insuperabile.

Altri grandi problemi tecnici non se ne vedono. Il contatto fisico brusco è il suo pane quotidiano in partita. Anzi è lui che lo cerca perché ha la convinzione di essere fisicamente più forte dell’avversario e lo  va a cercare.

Se qualcuno gioca sporco, lui sa come farsi rispettare. E fortunatamente nel rugby gli arbitri sanno valutare i colpi portati dopo provocazione.

Aggiungiamo che nel ruolo di seconda linea siamo in grado di produrre da vicino due casi di atleti provenienti da altri sport  che sono diventati campioni nel rugby. Il primo riguarda proprio un cestista, Antonio Colella. A 20 anni prelevato dal Basket per approdare a L’Aquila dove ha vinto due scudetti ed ha indossato 41 volte la maglia azzurra. Grazie alla sua esperienza nel basket, le squadra in cui militava si assicuravano una percentuale altissima  e decisive delle rimesse laterali.

L’altro grande atleta approdato al Rugby da un altro sport è stato  Gianni Brandizzi,  un gigante di due metri per 120 chilogrammi famoso per essere stato capace di scagliare il disco in gara ufficiale oltre 53 metri, il 16 settembre del 1973 a Rieti,   senza  alcuna rotazione preparatoria, cioè da fermo.

Lo invitarono a giocare a rugby e lui dopo poche settimane divenne titolare della maglia numero 4 della prima  squadra romana in lotta per lo scudetto contro L’Aquila e Petrarca Padova.

Dunque, Gallinari al Rugby? Una bella chimera…

Però ci immaginiamo l’imbarazzo che gli All Blacks proverebbero il giorno che se lo ritrovassero davanti….

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