Calcio

Approfondimento calcio: “Lazio: cronaca di una morte annunciata!”

ROMANISTI LOTITORoma,  1 settembre  2015 – Da sempre Sport e Spettacolo vanno a braccetto ed  i nostri lettori hanno intuito probabilmente i nostri gusti, le nostre tendenze e fatalmente le nostre debolezze.
L’analisi che intendiamo sviluppare, approfittando della sosta del massimo campionato per le Nazionali, riguarda la S.S.Lazio ed  il riferimento col mondo dello spettacolo, in particolare del cinema,  è  relativo ad un film del 1987 di Francesco Rosi  intitolato “Cronaca di una morte annunciata”, protagonista il grande Gian Maria Volontè.
Chi ci conosce ormai  sa che non siamo quelli che salgono sul carro dei vincitori ne siamo quelli del “io l’avevo detto” perché sarebbe troppo facile e scontato. Tuttavia siamo costretti ad  autocitarci  perché l’allarme lo avevamo lanciato in due articoli, del 28 novembre 2014 (Riflessioni Lazio. Vorrei, ma…..non voglio!)
 e del 19 gennaio 2015 (Serie A. “LAZIO…..che?! ”), dove avevamo tracciato alcuni rilievi ed  in piena euforia per la conquista del preliminare di Champions  ci eravamo espressi il 11 luglio scorso (Calcio. La Storia è maestra di vita?), prevenendo prima di curare!
A tre mesi dalla conquista del terzo posto nel campionato italiano,  la Lazio oggi è una compagine sfilacciata che sembra aver perso quelle certezze che ne avevano contraddistinto il cammino nel precedente torneo.
Il signor Lotito ha deliberatamente programmato una campagna di rafforzamento ( ? ) sul basso profilo sperando nel colpo gobbo, un po’ come succede ad una coppia di giovani sposi che in viaggio di nozze entrano per la prima volta in un casinò e “sparano” qualche decina  di euro sul loro numero fortunato al grido” se la và, la và”!
Più di qualche addetto ai lavori, in piena “trance” da Champions, ha inteso giustificare l’ennesimo operato minimalista della società ( Lotito ) dicendo che le possibilità economiche erano quelle che erano e che di contraltare la gestione finanziaria è sempre stata inappuntabile.
Ribadiamo con forza a questi “professionisti della comunicazione”, a questi “cortigiani” che il vecchio laziale, al netto dei fasti dell’ex presidente Cragnotti, non ha mai preteso acquisti mirabolanti  sapendo che le sostanze sono quello che sono;  tuttavia in una città come Roma con un potenziale da quinto bacino di utenza italiano, spremendosi il cervello con delle idee frutto di managerialità e competenze tecniche qualcosa in più era lecito aspettarselo.
Al tifoso laziale sono state raccontate balle negli ultimi 11 anni proprio dalla società ( Lotito e Tare ) che prometteva una crescita esponenziale per arrivare a contrastare “lo strapotere del Nord”.
La parola “progetto” è quanto di più abusato nel  lessico della società ( Lotito ), semmai “improvvisazione” è il sostantivo giusto.
Abbiamo già scritto nei pezzi precedenti come bastava copiare quello che negli ultimi anni si sono inventate  società di gran lunga inferiori come storia e capacità economiche a vere e proprie corazzate europee.
I maggiori esempi sono stati l’Atletico Madrid ed il Borussia Dortmund che addirittura hanno vinto i loro campionati investendo e riciclando saggiamente risorse minime.
Qualche tempo fa in una riunione di Lega, a margine dei lavori assembleari, il signor Lotito dichiarò,  quasi con sdegno, che se lui avesse avuto il budget della Juventus avrebbe vinto lo scudetto per dieci anni di seguito. Bisogna anche arrivare a provarci a sviluppare un volume d’affari di un certo livello ma per fare questo bisogna “spendere energie e competenze” che costano fatica quando invece coi soli diritti TV si incassano circa 70 milioni all’anno e si tira a campare! 
È possibile in quest’ottica rinunciare ad uno sponsor da più di otto ( ! ) anni? Aver rifiutato nel 2013 la possibilità che l’Azerbajan  offriva circa 13/14 milioni di euro che sono poi approdati all’Atletico di Simeone con vittoria dello stesso nel torneo spagnolo nel 2014?
Uno sponsor di questo livello pretende, giustamente, che si alzi l’asticella, che ci si sprema per migliorare dal punto di vista tecnico e non solo.
I pochi  affari conclusi in Italia in questi anni sono stati quasi tutti fatti con Preziosi del Genoa o con Ghirardi del Parma per il resto incomunicabilità pressoché totale con gli altri, con punte di attriti squallidi ed improduttivi.
In compenso il fiore all’occhiello della società ( Lotito ) è rappresentato dalla comunicazione; sorvoliamo su chi è responsabile ma vi sembra normale che una società quotata in Borsa abbia una rivista con poche “decine” di copie vendute,  una radio ed un canale televisivo con meno di tremila abbonati, quando la Roma ha circa 25.000 abbonati al suo channel?   La cosa comica è che quest’estate è stata rifiutata una collaborazione con SKY, a cui invece hanno aderito sia la Juventus che la Roma  per la visione “in chiaro” del canale tematico. La Lazio ( Lotito ) ha sparato  una cifra fuori del mondo non considerando che l’esiguo patrimonio di abbonati avrebbe potuto decuplicarsi vista la potenzialità della TV satellitare ( circa 5 milioni di clienti ).
A giudizio di chi scrive il peccato ORIGINALE dal punto di vista della comunicazione è stato fatto a Pechino nell’agosto del 2009 quando la Lazio riuscì a vincere, con molta fortuna onestamente,  la sua terza Supercoppa Italiana contro l’Inter di Mourinho. Il fatto di aver alzato la coppa davanti  ad una platea di circa due miliardi di persone, in un paese vergine dal punto di vista della fame di grande calcio e non aver fatto niente per cavalcare la tigre è stato un errore imperdonabile.
Ci sarebbero ulteriori approfondimenti da sviluppare ma rischieremmo di confezionare un romanzo a puntate degno della saga del Signore degli Anelli.
Tornando all’aspetto tecnico avete fatto caso che la Lazio ( Lotito ) non ha mai preso un giocatore di spessore, di grande personalità? L’ultimo atleta con gli attributi è stato Paolo Di Canio, al di là di qualche eccesso, per il resto tutti soldatini, bravi ragazzi che alle prime difficoltà si rintanano dietro qualcuno.
Quello che, in conclusione,  non vorremmo si perpetrasse è lo scaricabarile tipico che in questi casi avviene con la connivenza di alcuni mestatori della  comunicazione  romana a danno del tecnico Stefano Pioli, che certamente ha anche lui qualche responsabilità ma che forse ha avuto l’unico torto di non essersi dimesso vista la “non campagna” della società ( Lotito )

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